Sei mesi in politica sono un tempo breve che passa tra 4/5 consigli importanti una ventina di commissioni e pochi progetti compiuti.
Sei mesi in politica potrebbero costare caro a Gianni Chiodi ed a tutto il centrodestra.
Già perchè se si fosse votato a novembre, alla naturale scadenza, tutto questo sarebbe successo ugualmente, ma con un nuovo Governo in carica, forse sempre a guida Chiodi, ma "nuovo".
Oggi, invece, siamo nel pieno della competizione elettorale e tale e tanta la fretta che in soli due giorni il Governatore Chiodi è passato da "Adesso partono le querele" per l'articolo de Il fatto quotidiano sul suo rapporto extra coniugale a spese della collettività, all'ammissione completa della colpa in un de profundis sul Corriere in cui Chiodi cita anche Gandhi.
Insomma l'errore politico c'è stato ed ora c'è poco da fare perchè in molti si chiedono se un presidente che è capace di tradire la moglie potrebbe tradire la collettività, se la debolezza di una notte può e possa tramutarsi in ricattabilità politica e morale.
Al rogo i moralisti, ma qui il problema è serio e va oltre al prestigio della persona, qui si parla di prestigio delle istituzioni, di ammissione di colpa.
Non basta chiedere scusa per essere perdonati, non basta sbagliare per essere accusati.
Così questi sei mesi, che lo stesso Chiodi non voleva, ma che la sua giunta, i consiglieri (di destra e sinistra) e soprattuto il presidente del Consiglio regionale Nazario Pagano hanno voluto prolungare rischiano di essere fatali a chi, ora, non potrà più essere il paladino della moralità degli indecisi.
Tutto qui, alla fine, è il discorso.
Per vincere le prossime elezioni non bisogna serrare i ranghi delle "truppe cammellate", ma si deve sfondare il muro degli indecisi, il blocco grillino e prendere i voti dove neanche si sperava di andarli a cercare, tra quelli che non hanno alcuna intenzione di mettere la "X" per poi pentirsene per i prossimi cinque anni.
In questo i sei mesi in più di Chiodi sono stati fatali.
