RETATA ANTIRACKET A GEL, OTTO ARRESTI

MAFIA

01 Febbraio 2008   10:13  
La polizia di Stato di Caltanissetta, insieme alle squadre mobili dell´Aquila, di Bergamo e di Avellino hanno eseguito otto ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di otto mafiosi gelesi appartenenti a Cosa Nostra e alla Stidda, già detenuti in diverse carceri. Secondo l´accusa gli arrestati dal 1997 fino al 2003 hanno esercitato minacce ed estorsioni su un commerciante di Gela operante nel settore idrico e sanitario. I provvedimenti sono stati emessi dal Gip del Tribunale di Caltanissetta, Paolo Scotto Di Luzio, su richiesta del procuratore Renato Di Natale e del sostituto Antonino Patti, per i reati di estorsione continuata, aggravata dal metodo mafioso. L´operazione trae origine da indagini della squadra mobile e del commissariato di Gela iniziata nel 2007. I particolari dell´operazione saranno resi noti in una conferenza stampa in programma alle 9.30 presso la Procura della Repubblica di Caltanissetta. L´operazione "Fenice" ha accertato come Cosa nostra e Stidda di Gela sin dal 1997 avessero posto in essere una prepotente attività estorsiva ai danni di un imprenditore gelese titolare di esercizio commerciale di vendita di materiale idro-termo-sanitario, portando via, a più riprese, ingente materiale. Le otto misure di custodia cautelare sono state notificate in carcere ad Agrigento a Gaetano Azzolina, 38 anni, a Caltanissetta nei confronti di Massimo Billizzi, 32 anni, Fortunato Ferracane, 35 anni, e Ignazio Scollo, 33 anni, ad Angelo Cavaleri, 35 anni, detenuto presso la Casa Circondariale di Secondigliano. Con il concorso della Squadra Mobile di L´Aquila, il provvedimento restrittivo è stato notificato anche a Salvatore Nicastro, detto "Turi lignu", 58 anni, detenuto presso la casa circondariale di L´Aquila; mentre con l´ausilio della Squadra Mobile di Bergamo il provvedimento è stato notificato a Giuseppe Novembrini, 35 anni, detenuto nel carcere di Bergamo; infine, con la Squadra Mobile di Avellino il provvedimento ha raggiunto Francesco Vella, 33 anni, detenuto al "Bellizzi" di Avellino. Tutti gelesi, accusati a vario titolo di estorsione, in concorso, aggravata dal metodo mafioso. Le misure restrittive sono la conclusione delle indagini mirate al riscontro delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia gelesi Rosario Trubia, detto "Nino D´Angelo", e Emanuele Terlati, conosciuto come "Pracchia", che avevano dichiarato come il commerciante, dal 1997 al 2003 fosse stato vittima del racket del pizzo ad opera della stidda di Gela e della cosca mafiosa Emmanuello, estorsione attuata costringendo la vittima alla consegna gratuita o sottocosto di materiale idrosanitario di elevato valore commerciale, per un danno economico di oltre 40 milioni delle vecchie lire, riducendolo al lastrico. Addirittura nel 2005 era stato disposto il sequestro preventivo dell´esercizio commerciale nel quadro di una indagine della Dia di Caltanissetta, coordinata dalla locale Dda (loperazione "Terra Nuova"), in quanto l´imprenditore era stato ritenuto un prestanome dei boss mafiosi gelesi Emmanuello. Fino a quando le dichiarazioni di Trubia hanno scagionato il malcapitato commerciante che, messo di fronte all´evidenza dei fatti, ha finalmente deciso di collaborare con la giustizia. L´operazione ha confermato, infine, come Stidda e Cosa nostra, da tempo convivano pacificamente, dividendosi il provento delle estorsioni. (AGI)

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