Rapimento del pescarese Rossi a Maracaibo

Parlano i rappresentanti

08 Febbraio 2008   15:50  
E’ scossa la comunità abruzzese in Venezuela, dopo la notizia dell’ennesimo rapimento di un italiano: questa volta, infatti, è toccato al pescarese Luigi Rossi, giovane ingegnere imprenditore di Maracaibo, città dove proprio pochi giorni fa era stato liberato l’italiano Fabio Zavagnini, anche lui giovane ingegnere. Rossi, 44 anni, è nipote di Luciano Rossi titolare della Rossikol di San Giovanni Teatino (Chieti). Suo padre Vincenzo è stato socio in affari in Venezuela con Claudio Masci, padre di Carlo, consigliere comunale dell´Udc a Pescara ed ex assessore della Giunta del sindaco Carlo Pace. Il bollettino dei rapiti in Venezuela è quotidiano è quella italiana è la comunità più colpita, ci spiega Edoardo “Dino” Petricone, presidente della Fondazione di aiuto alle vittime dei sequestri, nata e operativa in tutti gli Stati del Paese proprio per contrastare e aiutare le famiglie colpite dai rapimenti. “Solo nel 2007 sono state rapite ufficilamnete più di 335 persone, ma più del 50% dei sequestrati, soprattutti quelli ‘express’ non fanno denuncia – rivela Petricone, che è originario di Avezzano e vive a Maracay - A conti fatti vi è un sequestro e mezzo al giorno in Venezuela. I più colpiti (il 40% dei delitti denunciati e il 60% del totale) siamo soprattutto noi italiani perché percepiti come più benestanti di altri”. La famiglia di Rossi aveva subito già in passato un altro rapimento “miliardario”, quello del cognato Fernando Jimenez (spagnolo) sequestrato per ben sei mesi. Perché c’è una massiccia concentrazione di rapimenti a Maracaibo? Sia Petricone sia Giovanni Margiotta, presidente dell’Associazione abruzzesi dello Stato Zulia spiegano che in quella regione, ai confini con la Colombia a rapire la gente ci si mette pure la Farc colombiana: “I guerriglieri colombiani si autofinanziano con i rapimenti e da un po’ hanno iniziato persino a chiedere il pizzo ai commercianti – spiega Margiotta insieme al figlio Johnny, rappresentante dei giovani italo-venezuelano nel Cgie (Confederazione generale italiani all’estero) – I rapimenti durano dai 20 ai 40 giorni e si pagano riscatti di 500 milioni di bolivares”, quasi 175mila euro. “Ora, infatti, rapiscono pure persone non ricchissime. Gira una vera e propria lista di sequestrabili: qualcuno l’ha trovata in giro e tutti noi italiani abbiamo paura, siamo tutti nel mirino. Proprio stamane (ieri, per chi legge, ndr)– conclude Giovanni Margiotta - come vicepresidente del Comites ho partecipato a una riunione in Municipio col giovane sindaco di Maracaibo, Giancarlo Di Martino, originario di Francavilla al Mare, a cui abbiamo chiesto come comunità italiana aiuto e risposte concrete di contrasto al fenomeno. Il Sindaco si è detto preoccupato e ha promesso che cercherà di fare qualcosa di positivo, lui che è chavista e amico personale del presidente Hugo Chavez, che già lo indica quale futuro candidato del partito a governatore dello Stato Zulia. Sono anche in costante contatto con l’ambasciatore italiano a Caracas Luigi Macozza, anche lui mezzo abruzzese (madre di Chieti)”. Inquietante la rivelazione di Ana Maria Michelangelo, vicepresidente del Cram Regione Abruzzo (il Consiglio regionale degli abruzzesi nel mondo guidato da Donato Di Matteo, con Lei nella foto), che vive a Maracay, dove fa l´avvocato nell´azienda di costruzioni del padre Francesco, presidente della Federazione degli Abruzzesi in Venezuela: “Nelle bande di rapitori ci sono anche sono poliziotti, ex poliziotti e impiegati di banca che segnalano ai complici i clienti da rapire o rapinare appena usciti dagli istituti di credito. In Venezuela, nonostante la collaborazione con la polizia italiana, che ha qui propri agenti esperti dell’anti-sequestri, non c’è ancora una norma che blocca i beni di famiglia, come in Italia. La collaborazione fra polizie dei due paesi non è efficace perché i funzionari italiani vengono qua per alcuni mesi e quando cominciano a capire qualcosa del Venezuela tornano in Italia per essere sostituiti da altri colleghi”.

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