Ricostruzione e burocrazia: ecco i motivi dei ritardi spiegati da ingegneri e architetti

16 Gennaio 2013   09:00  

Nel nostro servizio un breve resoconto dell'incontro pubblico ''La ricostruzione: cominciamola bene!'' tenutasi al Palazzetto dei nobili il 9 gennaio scorso.

Al nostro microfono il professore della facoltà di Ingegeria Antonello Salvatori, l'ingegnere Luciano D'Angelo e l'architetto Antonio Perrotti illustrano i tanti problemi burocratici e di governance che fino ad ora stanno bloccando la ricostruzione post-sismica aquilana.

Il professor Salvatori ripercorre la via crucis che finora hanno dovuto fare le pratiche della ricostruzione dei singoli aggregati finora fuori i centri storici.

Il progetto di ricostruzione, spiega Salvatori, viene portato a Fintecna, la finanziaria di Stato che funge in questo caso da sportello. Fintecna smista per il controllo tecnico ed economico ai consorzi Reluis e Cineas. In teoria la pratica dovrebbe essere conclusa in 60 giorni. Ma i tempi sono stati finora drammaticamente più lunghi. E spesso per motivi non razionali, ed evitabili.

Chi valuta il progetto ha ad esempio spesso una conoscenza puramente accademica, e in certi casi è stato chiesto di illustrare ''il modo di vibrare di un edificio in caso di evento sismico'', oppure di ''dimostrare l'efficacia della rottura a taglio delle fibre di carbonio in un nodo confinato''

Chiunque è del mestiere, sottolinea il professor Salvatori, sa però che queste sono richieste superflue, puramente accademiche, quello che conta sono le modalità tecniche per rendere anti-sismico e sicuro l'edificio. In altri casi si è chiesto di redigere un secondo progetto, puramente virtuale, per dimostrare la convenienza economica di quello presentato.

Queste capziose richieste di integrazione hanno fatto perdere anche un anno di tempo.

Altro grosso limite della filiera segnalato da Salvatori è il fatto che in base al protocollo d'intesa i controllori di Cineas e Reluis non sono tenuti a venire a vedere di persona l'abitazione inagibile, a valutare di persona se quello che è scritto sul progetto e su carta ha o meno una logica e una congruità. E in molto casi questo curioso impedimento, sottolinea Salvatori. ha fatto perdere altri mesi e mesi di tempo.

Il calvario non è però finito: approvato il progetto da Cineas e Reluis esso passa al Comune e poi al Genio Civile. Ma il Comune non ha il personale adeguato e il Genio Civile ricontrolla da capo il progetto, che pure era stato già passato ai raggi x, chiedendo spesso a sua volta integrazioni e modifiche. Si perde così in media un altro anno.

Nel frattempo, conclude Salvatori, sono finiti i soldi o meglio, e si è passati dal metodo di erogazione dei finanziamenti ''a contributo agevolato'' a quello del ''contributo diretto''.

Ovvero nel primo caso i soldi arrivavano subito, perchè già nelle dispobilità della banca, e il presidente del consorzio poteva andare a ritirarli man mano, ad ogni avanzamento dello stato dei lavori.

Con il contributo diretto invece bisogna andare al Comune, che deve esaminare la richiesta, e poi chiedere i soldi alla Cassa depositi e prestiti.

Ma con il metodo del contrbuto diretto il rischio è che ci vorrà in media un anno e mezzo per vedere materialmente i soldi.

E solo le grandissime aziende che hanno adeguate riserve economiche, potranno permettersi prendere appalti a L'Aquila, senza il rischio di fallimento, o essere costrette a bloccare i lavori in attesa che arrivino i soldi.

E a proposito di fondi: l'architetto Antonio Perrotti si è fatto due conti e a suo dire degli oltre due miliardi chiesti al Cipe dal ministro Barca, solo 700-800 milioni di euro saranno utilizzati per la ricostruzione dei centri storici, e basteranno per intervenire sui 50 aggregati del cosiddetto asse centrale del capoluogo, ovvero su corso Federico II, via Verdi e il Vicolaccio.

E sottolinea Perrotti: comunque non si riuscirà a spenderli subito, ci vorrà un anno per le perizie, anche perché ancora non escono le schede tecniche e i prezzari, poi dovranno essere approvati i progetti. I cantieri, pronostica Perrotti, non apriranno prima della primavera del 2015.

FT

 


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