Scandalo Fira: concluse le indagini, più di 100 gli indagati

La formalizzazione delle accuse

08 Ottobre 2008   11:40  
Conclusa la maxi inchiesta sullo scandalo Fira: 104 gli indagati, dei quali 39 sono società. Una truffa da 16 milioni di euro che secondo l'accusa coinvolge nomi già emersi in relazione allo scandalo della sanità, come Giancarlo Masciarelli (cartolarizzazione dei debiti),l'ex assessore regionale alla sanità Vito Domenici, rimesso in libertà dai giudici del Riesame dopo tre mesi di arresti domiciliari, e Vincenzo Angelini, accusato di aver pagato 15 milioni di tangenti ai politici di entrambi gli schieramenti.

Un passo indietro: nell'ottobre del 2006 l'operazione "Bomba" porta all'arresto dell'ex presidente della Fira Masciarelli, e di altre 10 persone coinvolte nell'inchiesta della Finanza per una presunta truffa alla Regione da 16 milioni di euro con i fondi pubblici. A velocizzare l'andamento delle indagini è il crac dell'ex pastificio Delverde di Fara San Martino, e la conseguente perquisizione negli uffici della Fira, in via Parini a Pescara, in relazione al fallimento dell'azienda. Oltre a Masciarelli vengono indagati Paolo De Michele, il ragioniere accusato di aver scaricato i conti della Fira nella sua pen-drive, e Marco Paciotti, imprenditore, che stando all'accusa aveva il compito di creare "società fantasma".
Il momento diventa rovente e le Fiamme Gialle procedono al sequestro di due milioni di euro senza tralasciare abitazioni, capannoni, appezzamenti di terra e persino un motoscafo: soldi dello Stato relativi a progetti che non sarebbero mai stati realizzati e forse nemmeno presentati,pronti per essere trasferiti all'estero.

All'inizio del 2007 gli inquirenti vengono attratti dai movimenti di Angelini, il quale risulta aver ottenuto 300 mila euro (fondi docup) dalla finanziaria regionale circa tre anni prima. I fondi stanziati riguardano l'acquisto di pc e software per una società di Torrevecchia non distante da Villa Pini. Gli agenti però, non trovano le attrezzature, nutrendo il sospetto che i soldi siano stati impiegati per altro scopo.

Lo scorso marzo 2008 la finanza perquisisce l'abitazione e l'ufficio dell'ex assessore regionale Domenici, peraltro già denunciato da una lettera anonima (anche in questo caso risalente a tre anni prima), scoprendo che la moglie Giovanna Liberali, titolare di una società aquilana, avrebbe beneficiato dei fondi relativi alla legge 16 "sui capannoni" del 2002, da lui stesso ideata.

Le accuse contestate a vari livelli dal pm Filippo Guerra, comprendono reati come la truffa, l'associazione per delinquere, falso in bilancio, corruzione e malversazione ai danni dello Stato, il tutto in relazione al periodo 2002-2004. Una volta sottoposte a formalizzazione gli indagati avranno circa 20 giorni di tempo per presentare documenti di difesa o per chiedere di essere interrogati.
Dopo di che la Procura chiederà al Gup il rinvio a giudizio, a conclusione di un'inchiesta che inciderà un segno profondo nella storia della Regione.



GDC




















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