E' bufera sul caso della 'schedatura' da parte del ministero della Salute di alcuni componenti del Consiglio superiore di sanità (Css), sulla base dei loro orientamenti politici e di quelli di alcuni loro parenti sollevato stamani dal quotidiano 'la Repubblica'. Secondo il giornale 30 membri del Css sarebbero stati allontanati dal Css dopo essere stati 'schedati' con informazioni sulle loro attività politiche e giornalistiche in un dossier interno al ministero e richiesto dalla ministra della Salute Giulia Grillo alla capogruppo della commissione Sanità alla Camera.
"Vi sembra un dossier?", chiede Grillo. "Non ho mai avviato dossieraggi (e mai lo farò), figuriamoci via chat! Il MoVimento 5 Stelle è per la trasparenza, per cui mi interessava semplicemente capire in vista di nuove nomine, qualche nota di rilievo pubblica di cui non ero a conoscenza. Ho dichiarato che alcuni ex componenti avrebbero potuto essere rinominati, mi interessava avere qualche informazione. Sottolineo che dal testo non vi sono demeriti: nessuno è così folle da pensare che aver operato un ex presidente del Consiglio possa costituire una nota negativa o che avere una moglie che ha collaborato con un esponente politico dell'opposizione possa costituire un vulnus".
I medici coinvolti nel dossier, però, non ci stanno. "Questa è rabdomanzia politica - dice all'Adnkronos Salute Adelfio Elio Cardinale, tra i membri allontanati -. Sono valutazioni politiche estranee alla questione, che dovrebbe essere prettamente scientifica. E anche anomale, perché io sono stato un sottosegretario alla Salute tecnico del governo Monti, e il ministro Grillo ha scelto come capo di Gabinetto il dottor Carpani, che era capo di gabinetto anche allora con il ministro Balduzzi, quando ero sottosegretario". Nel caso dell'ex sottosegretario Cardinale, il dossier 'grillino' cita la moglie, un magistrato, che però, "al contrario di quanto riporta il documento - precisa l'ex vicepresidente del Css - non è stata responsabile tecnico dell'ufficio di Gabinetto di Schifani quando era ministro, bensì quando era presidente del Senato. In ogni caso esaminare l'origine e lo schieramento di parenti e congiunti non serve, quando bisogna fare una valutazione rigorosamente tecnico-scientifica dei componenti del Css".
Dello stesso avviso è Francesco Bove, anche lui citato nel dossier come giornalista pubblicista: "Forse si vorrebbe mettere alla berlina un professionista, primario, docente universitario? Non so - commenta all'Adnkronos Salute -. Non riesco a capire il motivo di questa cosa, anche se leggerla mi ha lasciato una sensazione da asilo infantile. Realmente non ho capito quale sia il motivo per cui si segnala che io avrei collaborato con 'La Repubblica'. Cosa non vera, anche se per me sarebbe un complimento". "In gioventù - ricorda ancora Bove - ho scritto per alcuni giornali e ho ottenuto il tesserino da giornalista pubblicista. Scrivevo per 'Paese Sera' e per il 'Secolo XIX', ma mai per 'La Repubblica'. Non ho capito per quale motivo si siano fatte valutazioni di questo genere".
Si sfoga con l'Adnkronos anche il chirurgo interventista Antonio Colombo, che secondo quanto riporta 'la Repubblica' sarebbe stato segnalato nel dossier come medico che ha operato l'ex premier Silvio Berlusconi nel 2016: "Non ho mai avuto problemi a dichiarare sia il pubblico che il privato. Non ho segreti e sono abituato che mi si chieda anche il conto in banca, non c'è nessun problema. Quanto ai dati che sarebbero stati raccolti su di me, preciso che non ho mai operato Silvio Berlusconi, e lo faccio per dovere di informazione - spiega il medico -. Perché non è certo una cosa negativa averlo operato". "Non ho seguito quell'intervento, il ministro dovrebbe informarsi meglio. Non l'avrei operato in ogni caso, perché non faccio il cardiochirurgo - chiarisce -. Fare un intervento a chicchessia non qualifica la matrice politica. Comunque sono sereno. Non mi dà fastidio che vengano fatte indagini, è umano. Ogni informazione aggiuntiva è positiva".