Stasera al Massimo di Pescara è di scena

21 Settembre 2007   18:16  
Dopo aver attaccato la lobby delle armi con “Bowling a Colombine” e il presidente degli Stati Uniti Gorge W. Bush con il film campione d’incassi “Farenheit 9/11”, la lente irriverente di Michael Moore si sposta su un altro paradosso del cosiddetto sogno americano, il sistema sanitario, a causa del quale migliaia di americani muoiono ogni anno solamente perché sprovvisti di assicurazione medica. Si tratta di una situazione drammatica, dove la salute e la stessa vita delle persone seguono la logica del profitto, unicamente a vantaggio delle case farmaceutiche e delle compagnie assicurative, sempre pronte a trovare qualche cavillo nelle pratiche per rifiutarsi di pagare le cure. La salute è un privilegio per pochi, per coloro che possono permettersi di pagarla, e non per tutti o, almeno, non per i 50 milioni di americani poveri. L’idea di girare questo documentario nasce nel 1999, quando Moore riesce a far ottenere assistenza a un uomo in attesa del “si” della compagnia assicurativa per poter ricevere un trapianto. A quel punto il regista decide di portare alla luce questo aspetto terribile del sistema americano seguendo la tecnica, ormai collaudata, del documentario, basato sulle testimonianze raccolte dagli stessi cittadini che hanno raccontato le loro terrificanti esperienze svelando così il lato oscuro e ancora poco conosciuto, di un’America il cui sistema sanitario figura all’ultimo posto sul scala mondiale. Un sistema in cui quotidianamente le persone senza assicurazione, o lì dove la stessa non copre le cure necessarie, vengono rispedite a casa dal pronto soccorso senza ricevere nessuna cura perché i costi sono proibitivi e impossibili da sostenere autonomamente. Così come una delle scene clou del film, dove un uomo ha dovuto scegliere sulla base del prezzo quale delle due dita, perse in un incidente di lavoro, farsi riattaccare. Ma è con un’altra scena che Moore colpisce definitivamente nel segno. Quella in cui mostra i volontari dell㤓 settembre, quelli che si sono ammalati scavando tra le macerie del Ground zero e che nessuno si preoccupa di curare. Qui il sarcasmo sottile e affilato di Moore di manifesta pienamente, con la decisione di portare gli “eroi dimenticati” sulla base americana di Guatanamo (Cuba), per garantire loro le cure che l’amministrazione Bush dichiara di riservare ai membri di Al Qaeda arrestati. Non riuscendo nell’impresa li fa curare dai medici di un ospedale pubblico della stessa Cuba, in cui i medicinale costano meno, ottenendo così le migliori cure. Anche in Italia abbiamo visto avvicinarsi lo spettro oscuro del sistema sanitario americano, in un momento in cui il Governo vedeva l’America come un modello da seguire e imitare. Fortunatamente, però, la sanità pubblica che assiste tutti i cittadini a prescindere dal reddito che hanno è uno dei pilastri della democrazia italiana, anche se c’è ancora molto lavoro da fare a causa della crisi finanziaria che sta inicdendo ovunque, e quindi anche in Abruzzo, sulla qualità dei servizi sanitari. (Nella foto la locandina del film) Valentina Tenaglia

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