Stupro di Pizzoli, chiesto il rito immediato per Tuccia

13 Giugno 2012   09:18  

La procura della Repubblica dell'Aquila ha chiesto il rito immediato per Francesco Tuccia, l’ex caporale dell’Esercito accusato di avere stuprato una studentessa laziale nei pressi della discoteca "Guernica" di Pizzoli.

Un atto che lascia presupporre come gli investigatori ritengano di essere in possesso di tutti gli elementi necessari per saltare l'udienza preliminare e sottoporre direttamente a processo il 21enne campano.

Proseguono, intanto, le prese di posizione critiche nei confronti della decisione di concedere al giovane gli arresti domiciliari.

LE ASSOCIAZIONI: CONTESTO CULTURALE ALLARMANTE

"La notizia della concessione degli arresti domiciliari al militare Francesco Tuccia, accusato di tentato omicidio e violenza sessuale nei confronti di una studentessa universitaria laziale ci induce a una serie di considerazioni con le quali intendiamo contribuire a mantenere viva l'attenzione su questa vicenda".  Lo dicono le associazioni Collettivo Fuorigenere, Comitato 3e32 , Centro Antiviolenza per le Donne, Associazione Biblioteca delle Donne "Melusine" dell'Aquila.

"Mentre il presunto colpevole continua a negare la violenza - scrivono - sostenendo l’inverosimile teoria di un rapporto consenziente, il suo avvocato non ci dispensa neanche stavolta dalle ennesime parole fuorvianti e scorrette come quelle secondo cui dopo tre mesi di detenzione il suo assistito avrebbe 'imparato la lezione', quasi che fossimo di fronte alla marachella di un bambino.

Parole che ci sembrano la spia di un contesto culturale allarmante nel quale ben comprendiamo l'amarezza e i timori con cui la vittima e la sua famiglia hanno accolto la misura dei domiciliari all'ex-caporale. 

A tal proposito ci chiediamo: se l'accusato si fosse macchiato dei soli reati di tentato omicidio e lesioni, magari durante un tentativo di rapina, quale sarebbe stata la valutazione del giudice?

Di fronte ai casi di violenza sessuale e stupro, reato gravissimo, anche se solo dal 1996 è considerato tra i reati contro la persona,  i giudici (spesso maschi) sembrano più propensi al garantismo e inclini a un atteggiamento mentale e, quindi, 'culturale', non altrettanto inflessibile e severo, come per esempio nei reati contro il patrimonio. Come se i beni mobili o immobili valessero più dell’integrità fisica e mentale di una donna. Quello stesso garantismo che vediamo applicato in questi casi, vorremmo vederlo sempre e comunque, indipendentemente dalla natura del reato e dall’identità e  appartenenza nazionale e  sociale dell’indagato. Perché è difficile non chiedersi cosa sarebbe accaduto sin dall’inizio di  questa vicenda se l’indagato non fosse stato un caporale dell'esercito.

 Anche le modalità ed il linguaggio utilizzati dai mass media per parlare di casi di violenza contro le donne riflettono il livello di arretratezza culturale del nostro paese: morbosa curiosità per particolari che ledono sempre la donna ed il suo diritto alla riservatezza, grande affanno per stabilire se la donna violentata o uccisa sia una 'brava persona', perché, in caso contrario, scattano subito le attenuanti per il maschio e via via il disinteresse per una storia che non fa più notizia.

Mentre le donne continuano la lotta per superare le violenze subite, circondate dall'indifferenza complice di chi sceglie sempre di non vedere, perché la violenza degli uomini interroga in profondità le coscienze delle donne e degli uomini e, proprio per sottrarsi a ciò, si sceglie di non nominarla mai.

Rinnoviamo la nostra solidarietà alla ragazza ed alla sua famiglia - si legge ancora nella nota delle associazioni - e continuiamo a rivendicare il diritto per tutte e tutti di vivere libere/i dalla violenza maschile, che solo in Italia e solo dall’inizio dell’anno ha ucciso 58 donne.

Auspichiamo che l’informazione e i media vogliano tenere desta l’attenzione dell’opinione pubblica sulla violenza di genere, i cui dati allarmanti ci sembrano gravemente sottovalutati".

FIORELLA MANNOIA: PER GLI UOMINI E' SEMPRE COLPA DELLA DONNA

"Dopo tre mesi e mezzo di detenzione va agli arresti domiciliari (perché cade l'accusa di tentato omicidio) quel mostro, quell'essere, (stavo dicendo bestia, ma non voglio offendere gli animali) che ha selvaggiamente violentato, percosso, e quasi ammazzato una ragazza di 20 anni fuori da una discoteca vicino L'Aquila. Sono indignata, disgustata nel constatare che non cambia mai niente, che difronte ad uno stronzo qualsiasi che dichiara l'accondiscendenza della vittima, c'é sempre un altro stronzo che gli crede e non importa se l'ospedale dichiara di aver ricucito ferite interne inferte da una spranga di ferro, non importa constatare la quasi morte per percosse e per assideramento perché abbandonata nuda, sanguinante, priva di sensi sulla strada come un cane, trovata per caso e salvata dal proprietario della discoteca non importa le ferite sul corpo ne' tantomeno quelle inferte nell'anima, che segneranno per sempre la vita di un essere umano, non importa...é una donna e le donne si sa provocano, e non possono permettersi di dire di no, di ripensarci, quando la bestia si sveglia, non ci si tira piú indietro, si ha il dovere di soddisfarla, altrimenti si rischia che l'uomo, che come si sa é cacciatore, si trovi nella condizione di non riuscire piú a controllare la sua furia, furia che avrebbe saputo dominare se quella figlia di satana non lo avesse provocato". L'amara riflessione è di Fiorella Mannoia. La cantante, amica dell'Aquila, l'ha postata su Facebook all'indomani della decisione del giudice di scarcerare Francesco Tuccia, il giovane militare responsabile dello stupro avvenuto nel gennaio scorso fuori la discoteca "Guernica" di Pizzoli, nell'aquilano.

"La sentenza - scrive ancora - avvalora la antica idea che la donna deve pagare per aver scatenato nell'uomo un istinto primordiale che che la civiltá, l'educazione con molta fatica ha cercato di modificare, e che lui sia vittima e non carnefice. Mi sembra giá di sentire l'ennesimo vicino, parente, amico o amica (ahimé), che testimonierá di averlo sempre considerato un bravo ragazzo..un ragazzo 'normale' (sono sempre normali questi mostri), o di sentire l'ennesimo avvocato che si appellerá all'ennesimo giudice (maschio) di turno pregandolo di non essere troppo severo, scongiurando una condanna eccessiva che potrebbe rovinare per sempre un giovane 'normale' per quella che si puó definire un errore, una ragazzata!! Siamo nel 2012 e stiamo ancora a questo punto...che tristezza!!!!!!!!! Tutta la mia solidarietá a questa ennesima sorella sfortunata, abbandonata dalla giustizia".


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