Sulmona, Pescara e i cementifici

Riceviamo e pubblichiamo

08 Settembre 2012   08:04  

Pescara non vuole il cementificio, mentre il Comune di Sulmona stava facendo di tutto per farlo costruire in città. Anzi, di cementifici, a Sulmona ne erano previsti due: uno a Case Pente e l’altro nel Nucleo industriale.
Quella brutta pagina fu chiusa il 27 giugno 2009 con una pubblica assemblea nell’aula consiliare del Comune, una assemblea fortemente voluta dal gruppo Toto spalleggiato dal Sindaco Federico, che avrebbe dovuto aprire le porte al cementificio e che invece ne costituì la pietra tombale.
Il cementificio fu restituito al mittente esclusivamente per merito dei cittadini e dei medici del territorio, non certo per merito dell’amministrazione comunale. Anzi, qualche amministratore nostalgico ha continuato ad insistere: “avete visto? Adesso lo faranno a Bussi, così lì saranno creati nuovi posti di lavoro e nella Valle Peligna arriverà solo l’inquinamento dell’aria”.
A Bussi, finora, Toto non ha costruito nessun cementificio, né si sa se e quando riuscirà a mettere la prima pietra.
E’ di alcuni giorni fa la notizia che l’amministrazione comunale di Pescara e il Sindaco Albore Mascia, di centro destra, si oppongono al rinnovo dell’A.I.A. (Autorizzazione Integrata Ambientale) per il cementificio SACCI, in via Raiale e chiedono con determinazione che l’industria lasci Pescara. Il motivo? Le emissioni nocive che dal cementificio ricadono su larga parte del territorio di Pescara e di Spoltore, peggiorando la qualità della vita dei cittadini.
I fatti confermano che i cementifici, soprattutto a causa delle polveri sottili, sono tra gli impianti più pericolosi per la salute umana e confermano anche che essi sono sempre di più degli inceneritori mascherati.
Per economizzare sui costi di produzione, sempre più spesso i cementifici bruciano rifiuti. Infatti, nel rinnovare la richiesta A.I.A., il cementificio SACCI ha chiesto di essere autorizzato ad utilizzare rifiuti con codice R5 e R13 non pericolosi, ma anche di rifiuti pericolosi di codice Cer, che comprende solventi chimici, materiale medico, oli di derivazione industriale e oli usati per veicoli. Da sempre tra un certo mondo industriale e la politica c’è stato un intreccio perverso. La storia del cementificio di Pescara ne è una conferma. Prima di venderlo alla SACCI il cementificio era della LAFARGE, la stessa società che in località Case Pente voleva aprire una cava di 17 ettari, a fianco di quella progettata da Toto.
Lo scempio ambientale, che doveva servire proprio per alimentare il cementificio di Pescara, fu evitato grazie alla decisa mobilitazione dei comitati cittadini.
Proprio con la LAFARGE, dice oggi il sindaco Albore Mascia, l’allora amministrazione comunale di centro sinistra, guidata da Luciano D’Alfonso, concluse quello che chiama un “accordo scellerato”: in cambio del finanziamento, pari ad un milione di euro, per l’opera ”Huge Wineglass” di Toyo Ito a Piazza Salotto, oggi ridotta ad un rudere, il Comune garantiva la permanenza del cementificio per altri 10 anni.
Noi non sappiamo se e quale “accordo scellerato” ci fosse tra gli amministratori comunali di Sulmona (sia i precedenti che gli attuali) e Toto.
E’ certo che se fosse dipeso da loro e se i cittadini e i medici non si fossero opposti, oggi avremmo dovuto fare i conti con un impianto (con annessa mega cava di 400 ettari) che avrebbe prodotto effetti devastanti sul nostro territorio.
Per mesi l’amministrazione comunale di Sulmona, presieduta dal medico Fabio Federico, continuò a fare il doppio gioco per il cementificio di Toto, esattamente come ora sta facendo per la SNAM, fino a quando l’assemblea pubblica del 27 giugno non chiuse la partita.
Il sindaco Federico, che prova una irresistibile attrazione per il capoluogo adriatico, riconosca che, almeno in fatto di cementifici, il suo omologo di Pescara ha le idee molto più chiare!

 

Comitati Cittadini per l’Ambiente - Sulmona

 


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