Svolta clamorosa nel Caso dell'Omicidio di Marinella Bertozzi

05 Marzo 2015   05:00  

FIRENZE - L'omicidio di Marinella Bertozzi moglie e madre 50enne ritrovata nuda e senza vita nel suo letto lo scorso 30 ottobre a Querce ancora non aveva un indiziato, almeno fino ad oggi.

Infatti proprio questa mattina i carabinieri del nucleo operativo provinciale di Firenze hanno tratto in arresto il marito Giacomo Benvenuti di 40 anni, originario di Santa Croce sull'Arno, operaio conciario, fermato nella fabbrica in cui si trovava al lavoro.

Tutti nell'immediatezza del ritrovamento del cadavere avevano pensato ad una morte naturale, ma poi, l'autopsia ha riscontrato molti ematomi sul corpo della donna.

Altri accertamenti tecnici hanno portato all'iscrizione del marito nel registro degli indagati per i reati di omicidio aggravato e maltrattamenti in famiglia.

Secondo la ricostruzione degli investigatori, il marito massacrò di botte la moglie al culmine di una lite.

L'autopsia ha rivelato che la morte fu causata da un arresto cardiaco, preceduto da fratture e contusioni multiple, anche interne.

Benvenuti non era nuovo a comportamenti aggressivi verso la moglie e quella sera del 30 ottobre, il bruto avrebbe preso a calci e pugni la donna, aiutandosi anche con oggetti contundenti.

Alcuni colpi sarebbero stati così forti da lesionare organi vitali e da procurare la morte della Bertozzi.

Stamani i carabinieri del comando provinciale di Firenze hanno eseguito l'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Firenze, Alessandro Moneti, su richiesta del pubblico ministero Sandro Cutrignelli.

Gli investigatori hanno cominciato a insospettirsi sulla versione della morte della moglie offerta da Giacomo Benvenuti quando il marito mostrò di preoccuparsi solo di voler tumulare al più presto la salma della donna.

Oltre alle incongruenze riscontrate sin dalle prime dichiarazioni del marito, fondamentale è stato il risultato dell'autopsia che ha individuato nell'arresto cardiocircolatorio conseguente a fratture e contusioni interne (non riscontrate dai primi sanitari intervenuti sul posto subito dopo il decesso) e dalla circostanziata denuncia presentata dal fratello della vittima pochi giorni dopo.

Oltre agli accertamenti tecnici e ai riscontri scientifici, a completare il quadro probatorio contro il marito della donna sono stati diversi testimoni, che hanno delineato il travagliato rapporto che da anni legava i due coniugi, caratterizzato da comportamenti aggressivi da parte dell'uomo.

Sono emersi continui maltrattamenti e violente percosse nei confronti della moglie, tanto da ridurla in totale sottomissione. Il marito l'avrebbe anche accusata di cospirare con suo fratello contro di lui e di non dedicarsi con sufficiente zelo alla cura della casa.

Gli investigatori hanno ricostruito anche gli ultimi attimi di vita della donna. La sera del 30 ottobre Benvenuti, uscito dal lavoro dalla fabbrica conciaria di Santa Croce sull'Arno (Pisa), telefonò alla moglie, che in quel momento si trovava in un locale a qualche centinaio di metri di distanza da casa. L'uomo si infuriò e la minacciò, tanto che la donna, dopo aver riattaccato il cellulare, si lasciò sfuggire con un'amica questa frase: «Questa volta le gambe non ce le levo».

Rientrata a casa, Marinella trovò ad attenderla il marito, il quale, secondo la ricostruzione dell'accusa, la colpì con calci, pugni e con oggetti contundenti (nell'abitazione ne sono stati rinvenuti diversi, tra cui un manico di scopa metallico spezzato in due parti) alla testa, al busto ed agli arti, così da procurarle fratture e lesioni agli organi interni. Le numerose tracce biologiche (ematiche, formazioni pilifere, altri fluidi corporei) rinvenute sul pavimento, le pareti ed i suppellettili della camera da letto, hanno scattato una specie di 'fotografia' alla furia del marito.

Dopo aver riassettato e pulito casa, Benvenuti chiamò i sanitari del 118 recitando la parte del marito addolorato.

Stamani l'epilogo. Dopo l'arresto l'uomo è stato associato al carcere di Firenze Sollicciano, a disposizione dell'autorità giudiziaria.


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