Tragedia alla Luiss. Per anni mente sugli esami, poi si uccide

L’amara realtà di alcuni studenti fuorisede

30 Ottobre 2009   22:40  

Sono emerse oggi le delicate circostanze che hanno portato al suicidio del giovane studente marchigiano deceduto martedì scorso sotto un treno della metro romana. Il venticinquenne di Ascoli Piceno, protagonista del gesto estremo che ha sconvolto la comunità studentesca e accademica della Capitale, si sarebbe tolto la vita per la vergogna di aver mentito ai genitori sugli esami effettivamente svolti presso una delle Università private più in vista d’Europa, la Luiss Guido Carli di Roma, dove una carriera universitaria bloccata agli esordi era stata raccontata a parenti e amici come prossima alla conclusione.

Iscritto a Giurisprudenza da oltre 5 anni il ragazzo aveva costruito un’immagine di figlio irreprensibile e studente operoso sulla soglia della laurea. Una realtà fatta di bugie e immagini fittizie, tasse universitarie esorbitanti ed esami eternamente rimandati, velenosi ingredienti di un senso di colpa sempre più pesante da sostenere, fino a martedì, quando al giovane non è sembrato rimanere altro che l’insana uscita di scena sotto le rotaie di una metro che passava nei pressi della stazione Tiburtina.

Un gesto inconsulto, o forse mediato da tempo quello del ragazzo. Una situazione oscura alla famiglia d’origine, ma non ai funzionari e agli psicologi del servizio di consulenza dell’Ateneo, che ripetutamente avevano contattato lo studente con la speranza di motivarlo al proseguimento della carriera universitaria.

“Conoscevamo la situazione del giovane- ammette il Preside della Facoltà di Giurisprudenza Roberto Pessi- per circa 6/8 volte era stato contattato dal nostro servizio di consulenza ‘Luiss ti ascolta’[…]. L’ultimo colloquio si era svolto a settembre … il ragazzo aveva promesso che avrebbe ripreso a sostenere gli esami”.

Ma non è andata così. E a due giorni dalla tragedia sono diverse le voci autorevoli che si interrogano sul mantenimento della privacy in tali situazioni di dramma esistenziale e rischio psicologico.

IL PROBLEMA DELLA PRIVACY

Secondo alcuni esponenti del noto Ateneo privato, la tragedia si sarebbe potuta evitare “se in qualche modo l’Università avesse potuto comunicare la reale situazione del ragazzo alla famiglia”. Ma nel caso di un maggiorenne l’Istituto è tenuto al segreto, per cui informazioni d’importanza vitale sono rimaste nel segreto sterile degli archivi.

Un problema di non facile soluzione, che ha spinto il Preside Pessi a rivolgersi al garante della Privacy "al fine di trovare una formula che consenta di comunicare direttamente con le famiglie nel caso di studenti maggiorenni con situazioni universitarie critiche”.

Appello sottoscritto da diversi esponenti del mondo universitario, tra i quali il Preside della Facoltà di Comunicazione della Sapienza, Mario Morcellini, proprio in questi giorni alle prese con un caso analogo, nel quale uno studente si sarebbe spinto a falsificare il libretto pur di mantenere inalterato il proprio “segreto”.

Nonostante siano diverse le voci in favore di una comunicazione tra Università e famiglia, almeno nei casi in cui a finanziare gli studi sono i genitori, c’è chi, come il sindaco Alemanno, rifiuta di “trattare gli universitari come minorenni” rimandando al nucleo familiare il compito di "vigilare adeguatamente sui propri figli".

Una visione confermata da numerosi psicologi, che dietro alla farsa di una brillante carriera universitaria individuano l’enorme paura di deludere le rispettive figure genitoriali. Problema ormai ampiamente descritto in ambito sociosanitario.

Ciò che invece ancora non sembra essere stato acquisito dalla nostra società, è l’enorme bisogno di comunicazione che -nonostante le apparenze- giovani e meno giovani provano nei confronti della famiglia di origine.  Un dialogo spesso interrotto da sogni e aspettative genitoriali che i ragazzi non sentono di poter soddisfare, e che nel caso dei fuori sede si traduce in una distanza che da geografica diventa sempre più esistenziale, fino ad assumere l’inquietante forma di una vera e propria fuga per la libertà.

UNA LETTURA DIFFICILE …

Presi dal futuro scintillante dei figli come giusto riscatto da una vita fatta di sacrifici e letali insoddisfazioni quotidiane, molti sono i genitori che si mantengono ciechi e sordi di fronte all’interminabile serie di bugie- spesso mal costruite- che il giovane studente inventa nel tentativo di soddisfarli.

Ma dietro a chi si toglie la vita non c’è sempre una famiglia insensibile. Oltre all’evidente vulnerabilità psichiatrica di quanti scelgono la morte, c’è spesso un io inquisitore e implacabile, cui nessuna attenuante può distogliere dalla vergogna di non essere all’altezza. Un giudice interno arido e miope che invece di congedarsi dalle pretese genitoriali le eleva a compiti vitali, falliti i quali non resta che la ritirata, tragica svolta che segna il confine tra chi si ama e chi, semplicemente, “si sopporta”.


L’inchiesta di studenti magazine.it sugli studenti fuorisede che mentono ai genitori

L’indagine di Studenti.it sui Genitori che assumono investigatori privati per indagare sui figli studenti fuori sede

 

 

 

Giovanna Di Carlo

 

 

 


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