La Corte Suprema ribadisce che le autorità avrebbero dovuto identificare e prevenire il rischio valanghe, sottolineando l'importanza della prevenzione per l'incolumità pubblica.
La Corte di Cassazione ha recentemente pubblicato le motivazioni della sentenza riguardante la tragedia dell'Hotel Rigopiano, avvenuta nel gennaio 2017, in cui persero la vita 29 persone a causa di una valanga. La Corte ha sottolineato che le istituzioni competenti avrebbero dovuto identificare l'area come zona a rischio valanghe e adottare misure preventive adeguate per garantire la sicurezza degli occupanti.
Secondo la Cassazione, la mancata classificazione dell'area come sito valanghivo ha impedito l'implementazione di misure di sicurezza fondamentali, come il divieto di accesso durante la stagione invernale o l'adozione di precauzioni specifiche. La Corte ha affermato che "era possibile e anche dovuto" prevenire il disastro attraverso una corretta valutazione dei rischi.
Inoltre, la Cassazione ha evidenziato che la viabilità verso l'hotel avrebbe dovuto essere monitorata costantemente, specialmente in condizioni meteorologiche avverse. La disponibilità di mezzi spazzaneve era essenziale per garantire l'accesso e l'evacuazione tempestiva in caso di emergenza.
La sentenza ha portato all'appello bis per dieci imputati, tra cui l'ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo, precedentemente condannato per rifiuto di atti d'ufficio e falso ideologico. La Corte ha ordinato un nuovo processo d'appello per sei dirigenti regionali precedentemente assolti, al fine di riesaminare le loro responsabilità nella gestione dell'emergenza.
La tragedia di Rigopiano rimane un monito sull'importanza della prevenzione e della responsabilità delle autorità nel garantire la sicurezza pubblica, specialmente in aree ad alto rischio naturale.