Truffa "fondi Giovanardi": dalle intercettazioni le manovre per "eliminare" i nemici

27 Settembre 2011   11:40  

Pensavano di poter tutto Gianfranco Cavaliere e Fabrizio Traversi, attraverso il millantato credito, nei confronti del sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei Ministri Gianni Letta, del Ministro dell'Economia Giulio Tremonti e del Ministro per i rapporti con le regioni Raffaele Fitto.

Con quel millantato credito erano convinti di “sparigliare” le carte del comune dell'Aquila. "Stiamo facendo politica di altissimo livello" questo credeva Gianfranco Cavaliere, il medico aquilano di 36 anni da giovedì scorso agli arresti domiciliari insieme a Fabrizio Traversi, 62 anni, romano, dipendente della Presidenza del consiglio dei ministri, nell'ambito dell'inchiesta della Procura della Repubblica dell'Aquila sul tentativo di truffa ai danni della pubblica amministrazione. Questo credeva senza sapere di avere il telefono sotto controllo.

L'obiettivo di tutto il loro “traffico” era distrarre parte dei 12 milioni di euro di fondi destinati alla ricostruzione sociale dell'Aquila e del cratere, contenuti nel "decreto Abruzzo" e messi a disposizione per le popolazioni dal dipartimento delle Politiche per la famiglia, con a capo il sottosegretario Carlo Giovanardi.

L'inchiesta denominata "Attenti a quei due" e coordinata dal procuratore capo, Alfredo Rossini, affidata al pm Antonietta Picardi, vede indagati anche il sindaco di San Demetrio ne' Vestini (L'Aquila), Silvano Cappelli, 40 anni, il sociologo dell'Eurispes Nicola Ferrigni, 35 anni, di Morlupo (Roma), e l'ex assessore regionale e provinciale Mimmo Srour, 63 anni, dell'Aquila.

Traversi e Cavaliere come si legge nelle intercettazioni ambientali e telefoniche contenute nella ricca ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip del Tribunale Marco Billi, avevano preso di mira anche la posizione più alta in città quella del primo cittadino, convinti di poter architettare l'elezione di Roberto Museo a sindaco dell'Aquila. Roberto Museo, direttore nazionale del Coordinamento dei centri di servizio per il volontariato, è estraneo alle indagini. I due, Traversi e Cavaliere lo definiscono vicino all'assessore comunale alle Politiche sociali Stefania Pezzopane: "La Pezzopane si vuole presentare alla Camera e vuole presentare Roberto come sindaco". I due non usano mezzi termini, la posta in gioco è lo scranno di sindaco, per questo c'è un prezzo altissimo. Spiega Traversi al suo sodale: "Tu devi fare un discorso con Roberto... devi dire che è il progetto nostro che dobbiamo fare. Punto". Cavaliere replica: "quello dei 200 mila?" e la risposta "sì".

"In cambio lui che cosa vuole? -chiede ancora il medico aquilano- Che cosa ha chiesto?" e il suo interlocutore: "La copertura di Santa Romana Chiesa".

Volevano spianarsi la strada, creare legami insolubili attraverso ricatti, tutto per arrivare ai 12 milioni di euro dei fondi Giovanardi, e chi si opponeva ai loro piani doveva sparire.

Tra questi anche l'impresario Angelo Taffo che volevano spodestare dalla presidenza regionale di Confartigianato. Lo scontro tra Traversi e Taffo trae origine dalla costituzione di Eurispes Abruzzo.
Traversi spinge per inserire nei quadri il figlio del presidente di Confartigianato Teramo, “legato a Traversi” scrive il giudice “da comune appartenenza alla massoneria e amicizia di vecchia data”. L'uomo in questione è Daniele Di Marzio ma a Taffo la sua presenza non piace.

Traversi allora manda un messaggio ad Augusto Ippoliti, collaboratore di vescovo vicario Giovanni D'Ercole. Gli scrive Da domani” scrive “Angelo non è più presidente di Confartigianato per cui non esiste alcun obbligo con la diocesi”.

Taffo però resta al suo posto. Traversi quindi lo avverte: o si ravvede o subirà ripercussioni in ambito di Confartiginato. Non solo Traversi inizia una campagna denigratoria. Contatta il consigliere Vito Albano, persona estranea all’indagine. “Si è dimostrato inaffidabile e non sarà più presidente di Confartigianato.”

Poi pensano ad un'altra via per affondarlo, screditarlo agli occhi di Nicola Menna, sindaco di Poggio Piceno, dove Taffo è vice sindaco: “Adesso”, dice Traversi al telefono, “stipuliamo l’accordo con Menna e lo facciamo proprio fuori. Gli mettiamo una rimboccata alla nicchia e una inchiodata alla bara”.
Il giudice afferma che le minacce a Taffo espresse da Traversi sono molto forti.

Ma non c'è fine. Traversi, contatta il vescovo Giovanni D’Ercole. “L’ho chiamato”, dice Traversi al presule parlando di Taffo, “Gli ho detto: Angelo, per cortesia, smettila con queste scemenze. Questa sera è stato invitato a cena dai presidenti dell’Aquila, Teramo, e gli verrà chiesto conto di quello che ha combinato”. Il vescovo, però, non darà giudizi.


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