Un D'Annunzio inedito e suggestivo, viaggio ai Trulli di Alberobello nel 1917

12 Agosto 2014   07:29  

Di carteggi, biglietti, diari, epistolari Gabriele D'Annunzio (1863-1938) ne ebbe moltissimi tanto da essere definito un vero e proprio grafomane. Scriveva sempre e a tutti : alle amanti, ai familiari, agli amici, agli editori , ai compagni di vecchie avventure ma anche alla cuoca, all’autista.

Usava portare con sé nelle tasche , ovunque andasse, veri e propri quadernetti per poter annotare, in ogni momento, qualsiasi osservazione e pensiero gli passasse per la mente. Dei luoghi amava riferire con minuzia tutti i particolari, ciò non gli impediva tuttavia la loro trasfigurazione da spazi reali a luoghi mitizzati.

Anche nei i Taccuini quei paesaggi appena accennati, schizzati , disegnati o colorati , testimoniano tale mitizzazione.

"I documenti sono tratti da “Impressioni pugliesi di Gabriele D’Annunzio” di Stefano Leone e dal Museo del Territorio di Alberobello.

IL VIAGGIO

Una delle sensazioni più suggestive è quella che il poeta , prova passeggiando tra i trulli di Alberobello cittadina inimitabile per la caratteristica presenza dei  trulli, (dal greco trullo : “cupola”) durante un viaggio in Puglia. Questo avvenne negli ultimi giorni di settembre del 1917 al tempo del volo per il bombardamento delle Bocche di Cattaro del 4 ottobre. Egli entrò nel trullo col numero civico 7 , situato nella piazza a lui intitolata e così descrive lo stupore per lo straordinario paesaggio della Murgia , avvolto dalle strane costruzioni coniche : “ all’improvviso nella valle d’Itria ecco spuntare case di fiaba… attendamenti di pietra nel terreno ondulato,.. innumerevoli coni bruni contrassegnati dall’emblema fenicio..” 

Vorrei stendermi per terra  in un "trullo" dalla volta d'oro e lì sognar”.

OMAGGIO DAL PAESE AL POETA

Nel centro storico di Alberobello, (dal lat. Arboris Belli ) nella piccola Piazza Mario Pagano , gli abitanti del paese hanno voluto rendere omaggio al ricordo dell’illustre figlio della regione abruzzese legata dai tratturi della transumanza alla regione Puglia.  A questo scopo è stata posta una gigantografia dal fondo rosso sfumato al centro dell’ingresso dei due trulli che costituiscono adesso il Museo del Territorio. In essa l’immagine del poeta con al fianco un passo tratto dai Taccuini nel quale Gabriele D’Annunzio descrive i luoghi magici della valle d’Itria . L’osservazione nasce da un momento di malinconia e di solitudine nel ricordo della sua terra natia che a tratti somiglia a quella che il poeta attraversa. Ne deriva una serena elegia che è una delle pagine più belle dei Taccuini.

Cronache di un viaggio, 1917

“Partiamo per Brindisi in automobile. Lunga strada abbagliante, per una campagna di sete. Grossi borghi imbiancati. Gli olivi. Tra Alberobello e Locorotondo i paesaggi strani sparsi di trulli. Una specie di attendamento lapideo. I padiglioni conici di pietra, col fiore in cima. I trulli bruni e bianchi. I gruppi di coni. Penso ad una abitazione fatta di sette trulli con l’interno dorato, con le pareti di lapislazzuli, con i pavimenti coperti di tappeti arabi. Ad Alberobello la festa di Cosimo e Damiano, la festa dei Santi Medici.

Carri pieni di pellegrini, processioni, musiche… Paese remoto come sogno, e come un’antica età. La via bianca tra muri e secco. Gli ulivi consorti, sui grossi ceppi, simili a quelli della baia d’Itea, di Delfo, di Egina; ulivi ellenici. L’erba arsiccia nell’ombra, color di velluto fulvo. Le pecore nere, le pecore dei sacrifizi  alle divinità di sotterra, che fuggono tra ombra e ombra.

Qualche capro nero, dall’occhio giallo. Qualche stuolo di contadini seminudi, simili a certi gruppi di terracotta beotica, simili a certe figure dei vasi campani. Nella stanchezza mi addormento… Mi sveglio e vedo un paese di sogno, come se dormissi tuttavia. L’attendamento di pietra nel terreno ondulato.

Gli innumerevoli coni bruni contrassegnati dall’emblema fenici. Lunghe nuvole rosee in cielo d’acquamarina…Le città bianche che s’innazzurrano nella sera. La luna pallidissima nel cielo limpido.”

Ricostruzione storiografica di Elisabetta Mancinelli


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Gabriele D'Annunzio
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