Un'estate ai Caraibi e le altre uscite della settimana

Le recensioni dei film

20 Giugno 2009   18:41  

 Un'estate ai Caraibi

Regia: Carlo Vanzina
Cast: Enrico Brignano, Carlo Buccirosso, Biagio Izzo, Martina Stella, Alena Seredova, Enrico Bertolino, Luigi Proietti, Maurizio Mattioli, Paolo Conticini, Paolo Ruffini
Genere: Commedia
Durata: 110 minuti
Voto: O

Cinque storie ambientate sullo sfondo delle splendide spiagge dell'isola di Antigua. Roby è un impiegatuccio napoletano ipocondriaco cui Giacomo, suo amico medico, diagnostica per errore un male incurabile. Vincenzo, dentista partenopeo, parte con l'amante per una vacanza all'insaputa della moglie, costretta a letto da una gamba rotta. Angelo è il portaborse servile di un politico cinico e rude, Remo, obbligato a partire con lui per coprire le sue maleffatte. Max è un deejay radiofonico che scopre che la sua ragazza lo tradisce con Tommy, suo collega e spalla alla conduzione. Alberto è un romano  emigrato ai Caraibi, dove vive di espedienti e truffe ai danni dei turisti italiani, affiancato da un vivace bambino del luogo.
Da due anni a questa parte, i fratelli Vanzina si cimentano nel cine-cocomero, inutile riproposizone delle stesse situazioni già viste cinque mesi prima nel cine-panettone di Neri Prenti. Basta leggere la trama per capire che non c'è niente di nuovo sotto il sole dei Caraibi. Questi collage di culi e tette sono tutti uguali, privi di una qualsiasi trama originale ed ogni anno, triste destino, perdono anche in battute. Si noterà come le parolacce siano al minimo storico, ma chi l'ha detto che la volgarità consiste solo nell'essere sboccati? Donne usate, prostitute e amanti fioccano in tutti gli episodi (escluso quello più familiare di Proietti), facendo di questa trasferta caraibica dei Vanzina una copia ripulita della crociera di Neri Parenti.
Carlo Buccirosso è l'unico tra i comici presenti in quest'accozzaglia a salvare la faccia, per il resto, dispiace dirlo, è tutto da bocciare. Bertolino non è mai stato un comico da risate grasse, ed è quindi totalmente fuori posto in una pellicola del genere. Biagio Izzo è ormai la macchietta di sè stesso, utilizza sempre le stesse espressioni per ripetere il concetto che più di questo non sa fare. Alena Seredova come attrice è davvero negata, ed il suo personaggio è un ibrido tra una russa e una napoletana. Davvero pietosa. Enrico Brignano è penalizzato da una sceneggiatura scarsa, che gli impedisce di dar libero sfogo al suo repertorio tanto apprezzato a teatro. Mattioli fa il solito ruolo da romano briccone, ma ormai la formula ha fatto il suo tempo. Per quel che riguarda la coppia Ruffini-Conticini, basta far notare come manchi il comico, nascendo entrambi come spalle, ed il risultato è certamente molto negativo. Martina STella si limita a mettersi in costume ed a fare, di tanto in tanto, l'isterica. Proietti, ormai da tempo, al cinema ripropone in varie salse il Mandrake di Febbre da cavallo. Certi prodotti a cui continua a partecipare, hanno il solo effetto di macchiarne la brillante carriera.
Il pubblico lo sta ignorando, giustamente. Speriamo solo di scamparla per gli anni a venire.

Moonacre - I segreti dell'ultima luna

Regia: Gabor Csupo
Cast: Dakota Blue Richards, Augustus Prew, Ioan Gruffudd, Natascha McElhone, Tim Curry, Juliet Stevenson
Genere: Fantastico
Durata: 103 minuti
Voto: OOO

Maria Merryweather è una ragazzina di 13 anni che ha appena perduto il padre. La sola eredità che le ha lasciato è un libro, ambientato nelle desolate terre di Moonacre, luogo in cui vive suo zio, Sir Benjamin. Maria andrà a vivere nella sua tenuta e scoprirà che ciò che è scritto nella fiaba è tutto vero.
A vederlo così, senza troppa immaginazione, questo Moonacre - I segreti dell'ultima luna è la solita favoletta ad uso e consumo della fantasia dei bambini, da vedere e dimenticare appena usciti dalla sala. Ma per chi conosce Gabor Csupo (Un ponte per Terabithia) non sarà difficle capire che si tratta di ben altro. L'autore ungherese, infatti, è maestro nel trattare temi alti con un linguaggio adatto ad un pubblico di tutte le età. Anche la sua ultima fatica non sfugge alla regola, e così si notano riferimenti per niente celati alle diatribe tra israeliani e palestinesi, dove l'orgoglio impedisce di trovare la pace tra i due popoli.
Ottima l'interpretazione di Dakota Blue Richards, enfant prodige già vista ne La bussola d'oro, e anche degli attori più navigati. Ottima la fotografia di David Eggby (Pitch Black), in grado di dare alla storia l'atmosfera sognante di una favola dal gusto classico ma, allo stesso tempo, fortemente attuale.
Non è un capolavoro, ma era da Lemony Snicket's che non si vedeva un film per ragazzi così ben fatto. Riuscito.

I love Radio Rock 

Regia: Richard Curtis
Cast: Philip Seymour Hoffman, Bill Nighy, Rhys Ifans, Nick Frost, Kenneth Branagh, Tom Sturridge,Emma Thompson
Genere: Commedia
Durata: 135 minuti
Voto: OOOO

Siamo nel 1966. Il rock'n'roll sta vivendo un periodo magico della sua storia, ma la BBC, la radio nazionale inglese, trasmette solo 45 minuti di musica di questo genere al giorno. Nasceva così il fenomeno incontrollato delle radio-pirata, che agendo al di fuori della legge, trasmetteva musica pop e rock tutto il giorno e tutta la notte. A capo di questo fenomeno c'era Radio Rock, le cui frequenze erano trasmesse da un barcone ormeggiato nelle acque del mare del nord.
Richard Curtis, regista e sceneggiatore delle più grandi commedie inglesi degli ultimi anni (da Quattro matrimoni e un funerale a Love Actually) torna al cinema con I love Radio Rock, brillante pellicola sul periodo che ha cambiato radicalmente la storia della musica mondiale. Il suo è un autentico capolavoro del genere, dando vita ad un vero e proprio carrozzone di figure rockettare. C'è l'hippie con il barbone e i capelli lunghi assuefatto alla musica e alla droga. C'è il Jim Morrison bello, dannato e taciturno, il David Bowie glam e fissato con il sesso, la lesbica, il comico da strapazzo, lo sfigato, il tardo e, a capo di tutti, il Conte, ovvero il rock'n'roll fatta persona. Questi personaggi macchietta danno vita a sketches memorabili, momenti di vera e folle ilarità come non se ne vedevano da tempo. Attenzione, però, a non considerarla una semplice commediola. Una fotografia accurata e una scenografia attenta, ricostruiscono alla perfezione i 'meravigliosi anni '60, ed ecco che questo film diventa a suo modo storico, pur parlando di personaggi parzialmente inventati.
Il lungometraggio è, immancabilmente, sottolineato da un colonna sonora di brani d'epoca stupendi, da ascoltare anche comodamente seduti sul divano di casa propria, mentre ci si lascia trasportare da nostalgia e ricordi. I Love Radio Rock è un film perfetto nel suo genere, ma non è un film sul rock'n'roll. Radio Rock è il rock'n'roll.

Martyrs

Regia: Pascal Laugier
Cast: Morjana Alaoui, Mylène Jampanoï, Catherine Bégin
Genere: Horror
Durata: 97 minuti
Voto: OO

Lucie è una ragazzina rimasta per un anno nelle mani di alcuni pazzi sadici, che l'hanno sottoposta alle torture più crudeli. Quando riesce a liberarsi non ricorda più nulla, ma la polizia scopre un vecchio mattatoio dove, presumibilmente, si sono consumate le orribili sevizie alla vittima. Quindici anni dopo Lucie decide di vendicarsi. E' l'inizio di un incubo.
Martyrs è un film sporco. Di sangue, di sudore e di sentimenti. Dall'inizio alla fine del film si sussuegono colpi proibiti, spari, cadaveri ed ogni genere di nefandezza possibile ed (in)immaginabile. Le due splendide protagoniste subiscono un autentica trasfigurazione dei loro volti e corpi, tanto da essere, in conclusione, difficilmente classificabili come essere umani. Lo spettatore rimane sbigottito, angosciato e con i conati nel vedere l'orribile sorte toccata alle due sventurate ragazze. Violenza senza senso ancora una volta? Niente affatto. Martyrs un senso ce l'ha, ed anche molto profondo. Ma tutto si perde in un urlo, un lamento, uno sbocco di sangue, esattamente come in Hostel. Questo è il peccato mortale di Martyrs che troppo impegnato a scandalizzare, si dimentica di far riflettere. Il finale, infatti, è tutto da vedere, ma probabilmente questo thriller francese verrà ricordato come l'ennesimo ( e mal riuscito) filmetto splatter alla Eli Roth.
Morjana Alaoui e Mylène Jampanoï sono davvero bravissime nell'interpretare le martiri, e va dato loro merito di aver concesso in sacrificio (è proprio il caso di dirlo) i loro corpi per rendere questo film più credibile. Lo stanno proiettando in pochissime sale, e se non avete uno stomaco di ferro vi sconsiglio vivamente lo spettacolo.

Sacro e profano

Regia: Madonna
Cast: Eugene Hutz, Holly Weston, Vicky McClure
Genere: Commedia
Durata: 80 minuti
Voto: OOO 1/2

A.K. è un ucraino leader di un gruppo punk gitano che, per finanziare la sua band, è costretto a soddisfare le voglie sadomaso dei clienti che si alternano nell' appartamento in cui vive. Juliette lavora in una farmacia, ma vorrebbe aiutare i bambini africani in prima persona. Nel frattempo, passa le giornate ad impasticcarsi per dimenticare il suo passato. Il desiderio più grande di Holly è quello di fare la ballerina di danza classica, anche se per guadagnarsi da vivere deve strusciarsi su un palo e fare la lap-dancer.
Sacro e profano è il bel film che non ti aspetti. Chi l'avrebbe detto che Madonna, la Material Girl per eccellenza, potesse fare una così profonda riflessione sulla vita? Eppure è proprio così. Un misto tra musical, commedia e dramma, ed il risultato è una pellicola fuori dagli schemi, ironica ma assolutamente seria. Ogni personaggio vuole raggiungere il suo personale Paradiso, che si chiami musica o missione umanitaria, ma per farlo deve sporcarsi in un mondo ingiusto che ti fa toccare il fondo per darti lo slancio e saltare più in alto. Un film sincero, senza peli sulla lingua, ancora imperfetto nella scrittura, ma, suvvia, è un peccatuccio veniale.
Straordinariamente preciso, invece, da un punto di vista tecnico tanto da far sorgere un dubbio: ma l'ha davvero girato lei? Se davvero è così, la signora Ciccone ha sbagliato carriera. Invece di perdersi nella musica pop, avrebbe potuto regalarci delle autentiche gemme cinematografiche.
Sacro e profano è fedele a sè stesso fino in fondo, senza paura di risultare estremo. A pensarci bene, però, a giudicare dal titolo, questo film l'avrebbe potuto girare solo lei: la profanissima signora Madonna. Da vedere.

Francesco Balzano

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