Una domenica in tribunale, in attesa delle liste

02 Novembre 2008   17:38  

Ore di attesa, questa mattina, fuori la Corte di appello dell'Aquila. L'ufficio centrale regionale entro mezzogiorno deve notificare la regolarità delle liste che correranno alle elezioni del 30 novembre.
In dubbio l'ammissione, come noto, della lista Pdl-Rialzati Abruzzo che sostiene Gianni Chiodi, che sarebbe stata presentata ieri oltre il tempo massimo. E, si vocifera, ci sono problemi per la lista Per il bene comune che sostiene Angelo Di Prospero. Tutto ok, si pronostica per le altre liste.            
Picchetta l'ufficio, oltre i giornalisti, Alfonso Mascitelli dell'Italia dei valori. Vuole verificare e controllare di persona. “Dopo quello che è accaduto ieri, non mi fido più”.
Non c'è nessun esponente della Pdl. Segno forse che Gianni Chiodi è tranquillo e aspetta solo il fax che notificherà l'avvenuta ammissione alle elezioni.
Tempo massimo per il responso le ore 12.00, un termine tassativo.
Nell'attesa facciamo un passo indietro, a ciò che è accaduto ieri, e che sta scatenando veementi polemiche.
La candidatura del liberal democratico Antonio Verini nella lista Pdl-Rialzati Abruzzo presenterebbe irregolarità, in particolare sarebbe stata falsificata una firma di autenticazione. La denuncia viene da Stefano Vittorini, anche lui candidato nella stessa lista. Concorrenti coltelli.
E soprattutto, come denunciato dagli esponenti della Destra e dell'Italia dei valori, il Pdl avrebbe consegnato le liste e la documentazione dopo le ore 12.00, tempo massimo previsto. Il plico sarebbe entrato dunque da una porta secondaria, intorno alle ore 12.15. A rigor di legge elettorale Gianni Chiodi, in caso di no ammissione con ricusazione, non potrebbe partecipare alle elezioni e con lui tutta la Pdl. Un'evenienza da far tremare i polsi. Che avrebbe dell'incredibile. Un altra ipotesi possibile la non ammissione con contestazione, non definiva, darebbe il desco ad un vertenza giudiziaria avvelenata.
Torniamo a questa mattina. Il responso, che un addetto, aveva assicurato, deve essere reso noto tas-sa-ti-va-men-te entro le 12.00, tarda ad arrivare.  Il giudice Pace e la commissione sono ancora chiusi dentro la stanza.
Arriva in compenso Max Di Pasquale del Popolo delle libertà, che ai giornalisti dichiara: “Siamo assolutamente tranquilli, ieri non è successo nulla. Abbiamo preso la ricevuta prima delle 12.00 e abbiamo atteso il nostro turno per consegnare liste e documentazione”. Prima di mezzogiorno, aggiunge un collaboratore, eravamo dentro gli uffici, e ci sarebbero testimoni che possono confermarlo.
Sul caso Verini, il candidato dell'ultimo secondo,  invece nicchia: “Mi dispiace, non sono io ad occuparmi di liste provinciali...”.
Mascitelli, seduto dall'altra parte delle sala d'attesa annuncia intanto che nel pomeriggio sarà dato incarico ai legali di studiare le modalità del ricorso, da presentare entro ventiquattr'ore.
Si discetta sull'incredibile ritardo.
“E' nel crono programma. Dell'orologio” scherza Mascitelli allo scoccare della quarta ora del suo presidio. Inevitabile ch si scatenino le più sordide dietrologie. Anche il volto azzimato di un membro della commissione, viene interpreto come sicuro  indizio di inenarrabili difficoltà davanti a cui l'ufficio si sta trovando. “Forse perchè è domenica  e fuori c'è un sole splendido...” ridimensiona qualcuno, raccogliendo ampi consensi.
Intorno alle 14.30 il giudice Augusto Pace, presidente della commissione, fa entrare i giornalisti e comunica che sono state rilevate irregolarità per tre liste, tra queste c'è il Pdl, ci sono problemi per quanto riguarda il listino.
Domani si convocheranno i diretti interessati per eventuali integrazioni, se sarà possibile  farlo. Poi si deciderà nel pomeriggio. Il problema non è il ritardo con il quale sono state presentate le documentazioni d parte del Pdl.
Le altre liste sono Per il bene comune e Alleanza federalista.
Commenta Mascitelli: “E' la prova che avevamo ragione:  il Pdl ha presentato in ritardo le liste perchè sapeva che c'erano irregolarità”. E la causa aggiunge sono anche “dissidi interni alla loro coalizione”
La partita elettorale, cominciata di fatto dalle aule del tribunale rischia di tornarci.

FT


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