Venezuela, botta e risposta sulla

18 Settembre 2007   16:45  
Dopo una recente visita a Caracas (Venezuela), il segretario nazionale dellla Cisl Raffaele Bonanni (abruzzese di Bomba) ha espresso alcune considerazioni critiche sulla situazione politica, sindacale e sociale nel Venezuela governato da otto anni da Hugo Chavez e la sua "rivoluzione bolivariana", altrimenti definita "socialismo del 21mo secolo". le sue affermazioni (che riassume) non sono piaciute a Rafael La Cava (nella foto), giovane ambasciatore del Venezuela in Italia, inviato da Chavez a Roma proprio per le sue origini italiane: la madre è originaria di Poggio Umbricchio (Te). La Cava replica a Bonanni che le "affermazioni non veritiere espresse dal segretario della Cisl Raffaele Bonanni il 5 settembre, nell’articolo ´Chavez? Un grottesco dittatore´, al suo rientro dal Venezuela, ospite dei ´cugini´ della Ctv (sindacato dei lavoratori venezuelani) che gli hanno consigliato di non muoversi dal quartiere Chacao. Deduco che il giudizio sul Paese sia nato e morto a Chacao, non ´una zona franca´, bensì un Municipio di Caracas, governato dalla destra, dove vive il 2% della popolazione, prevalentemente agiata. Forse Bonanni non sa - prosegue l´Ambasciatore - che a Chacao nel 2002 a piazza Altamira per diversi mesi 80 militari in divisa, protetti e tutelati dal sindaco, chiamavano alla rivolta, condannati in contumacia per gravi atti di violenza. Così come non sa che la storia del sindacato venezuelano è anche una storia di collusioni con settori dell’oligarchia anche internazionale che hanno impedito un dialogo costruttivo con un governo che per la prima volta nega i privilegi ´di casta´. Il colmo dell’agire politico antipopolare e antidemocratico si è raggiunto con il contributo del Ctv all’organizzazione del colpo di stato dell’aprile 2002 (non ´resistenza´ a Chavez, come dice Bonanni), che ha causato la morte di decine di persone, con il rapimento del Presidente, eletto dalla stragrande maggioranza della popolazione che a gran voce ha chiesto la sua liberazione e l’ha riconfermato alla Presidenza (esistono documenti, testimonianze e atti processuali, facilmente reperibili). Mi dispiace che Bonanni abbia ´avuto paura´ a Caracas, ma avrebbe dovuto respirare un clima diverso da quello descrittogli dagli oppositori, magari parlando con la gente, compresi gli imprenditori italiani che lavorano con grandi profitti come attestano i contratti ultramilionari in atto, prendendo ad esempio l’Iveco, presenza storica nel Paese che sta portando avanti un progetto quinquennale con un investimento di mille milioni di dollari. Fa sorridere il richiamo all’Ue e all’Alto commissariato per i diritti umani dato che ´l’opposizione venezuelana potrebbe non bastare´. Nessun pericolo per nessuno a partire dagli italiani che sono nel cuore del nostro Presidente, che non a caso ha inviato qui me, di madre abruzzese-romana. "Come si fa a tacere -prosegue La Cava - quando il segretario della Cisl, lasciando intendere per mano del governo Chavez, asserisce che ´in due anni sono sparite cento persone. Molte di queste erano sindacalisti´?. Purtroppo le persone scomparse sono molte più di cento, contadini senza terra ammazzati da bande organizzate da quegli stessi latifondisti che Chavez combatte. Come si può dire che nel ´Pantheon di Chavez c’è Mussolini´? Il Presidente conosce bene la storia europea e italiana e considera il pensiero di Gramsci un riferimento basilare per il processo bolivariano, difficile credere che possa apprezzare il suo carnefice! Come si può negare che l’enorme squilibrio economico in Venezuela sia il risultato del succedersi di governi che per secoli hanno approfittato dei beni della collettività (risorse naturali, frequenze radioelettriche occupate dai media privati per l 80%)? Il Governo Bolivariano, nonostante i continui attacchi e sabotaggi (con danni catastrofici di miliardi di euro durante la serrata di 63 giorni), ha invertito la tendenza con risultati tangibili in ogni settore: salute, istruzione, ambiente, conquiste sociali e culturali che permettono a tutti i venezuelani di vivere degnamente. E consente all’economia di crescere a un tasso, negli ultimi tre anni, del 9% del Pil. È proprio questa politica ´a favore dei più deboli´, di cui Bonanni racconta di non aver avuto percezione, su cui si fonda il grande consenso di Chavez. E la sua politica suscita sempre più interesse a livello internazionale proprio perché dà risposte alle esigenze di un popolo come raramente si è visto nella storia e come le stesse potenze economiche mondiali faticano a dare, su temi come crescita, sviluppo, energia, alimenti. Per constatarlo basta venire in Venezuela, non fermandosi a Chacao!". Bonanni controreplica, affermando che La Cava "sostiene che i miei errori di valutazione siano dovuti alla sola permanenza a Chacao, un Municipio governato dalla ´destra´, e di avere come riferimento la Confederazione dei lavoratori del Venezuela. La Cisl non avrebbe compreso la politica ´a favore dei più deboli´ su cui si fonda il grande consenso di Chávez, ´che suscita sempre più interesse a livello internazionale´. "Conosco bene la situazione del Venezuela - prosegue Bonanni - per le mie frequentazioni nei Paesi dell’America Latina e i molteplici rapporti internazionali della Cisl. E quando commento i dati preoccupanti dell’economia venezuelana non mi riferisco agli imprenditori dai grandi ´contratti ultramilionari´ (anche se dovremmo tenere ad esempio in conto che l’Eni ha presentato denuncia internazionale per il trattamento ricevuto nella nazionalizzazione del settore), ma penso ai tanti italiani, lavoratori e pensionati, che hanno visto la loro situazione peggiorare in termini di sicurezza, per l’esplosione terribile della violenza e della criminalità, nonché per l’aumento della precarietà e della povertà. Quanto al Municipio di Chacao, è sicuramente una delle zone più tranquille di Caracas, grazie all’autorità del giovane sindaco Leopoldo Lopez, riconfermato con l 80% dei consensi, legato al leader di ´sinistra´ Manuel Rosales, quindi non di ´destra´ (le categorie di destra e sinistra sono senza significato nel Venezuela attuale). In tutto il Paese si stanno moltiplicando le manifestazioni di dissenso, con mobilitazioni pacifiche di studenti e gente comune, soprattutto in seguito al non rinnovo da parte del governo della concessione alla rete tv nazionale Rctv, che ha sempre dato voce all’opposizione democratica. Molti cittadini venezuelani hanno ripreso con telecamere le azioni repressive e le hanno immesse nella rete informatica. Chiunque oggi può conoscere la realtà: perfino chi ha sempre appoggiato la politica del presidente Chávez, come in Italia l’area della sinistra cosiddetta ´radicale´, oggi esprime seri dubbi (vedi i reportages su ´Liberazione´). "La Cisl ha solidi rapporti in Venezuela con la Ctv - continua il Segretario del sindacato - confederazione sindacale storica dei lavoratori venezuelani, da sempre nel movimento del sindacalismo libero internazionale. Ma il rapporto tra il presidente Chávez e il sindacalismo democratico è stato sempre pessimo. Nel 1999 Chávez propose un referendum nazionale per esautorare la dirigenza della Ctv. In quell’occasione una delegazione dell’Organizzazione internazionale del lavoro con alcuni dirigenti sindacali esteri (era presente la Cisl) si recò nel Paese per discutere la violazione delle Convenzioni internazionali che il referendum comportava. Tutti i membri della delegazione furono sanzionati dal Parlamento come ´persone non gradite´. Gli esiti furono contrari alle aspettative di Chávez: ci fu un’astensione di oltre il 77% dei votanti, ma il referendum venne comunque considerato valido. Da allora il governo del Venezuela è costantemente sotto il monitoraggio dell’Organizzazione internazionale del lavoro. Con interventi diretti e sessioni specifiche nella Conferenza annuale dell’Oil a Ginevra, viene tuttora valutato lo stato delle libertà sindacali nel Paese (accusato di non rispetto della Convenzione n. 87, sulla libertà sindacale), sono analizzate le questioni dei licenziamenti di massa (22 mila lavoratori di Pdvsa, l’azienda petrolifera) e delle centinaia di dipendenti pubblici allontanati dal lavoro per discriminazione politica (colpevoli di aver firmato per la richiesta del referendum revocatorio del presidente nel 2004). Davvero ci dispiace non averne potuto parlare con il ministro del Lavoro, che non ci ha ricevuti durante la nostra permanenza a Caracas, nonostante avessimo per tempo richiesto udienza tramite il segretario della Ctv, Manuel Cova. Su una cosa sono d’accordo con l’ambasciatore La Cava: i governi precedenti non si sono certo distinti per assenza di corruzione né hanno mai offerto prospettive di superamento della sperequazione sociale che ha sempre tenuto in ginocchio il Venezuela. Sul piano internazionale il presidente Chávez tuona contro Bush e le guerre anti-terrorismo (ma continua a essere tra i principali fornitori di petrolio agli Usa). Non voglio giudicare in questa sede il suo rapporto con Cuba o con la Bolivia di Evo Morales o con l’Ecuador o con la guerriglia narcotrafficante colombiana. O ancora le sue proposte di alleanza bolivariana continentale. Ma ci preoccupano le modifiche che Chávez si appresta a fare nella Costituzione che cambieranno profondamente la natura dello Stato venezuelano e la distribuzione dei poteri. Tutto si concentra nelle mani del presidente: la strada imboccata è quella di uno Stato totalitario, con l’annullamento del bilanciamento dei poteri e la cancellazione dei corpi intermedi. Il nostro timore è grande, sia per i lavoratori venezuelani che per i cittadini italiani nel Paese, ma anche per le conseguenze che una simile deriva potrebbe generare negli altri Paesi dell’America Latina. Ecco perché la Cisl si pone tra quanti, oggi, richiamano l’attenzione della comunità internazionale sul destino del Venezuela".

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