Dai recettori VDR a studi su migliaia di pazienti: quando la vitamina D aiuta, quando no, dosi corrette, miti infondati e priorità di prevenzione cardiovascolare.
La vitamina D resta cruciale per metabolismo osseo, ma interagisce anche con miociti e endotelio tramite i recettori VDR, influenzando tono vascolare, contrattilità e infiammazione. Questo spiega perché, per anni, si è ipotizzato un ruolo nel rischio cardiovascolare. Tuttavia, tra ipotesi e prove cliniche può esserci distanza.
Cosa dicono i trial? Il D-Health (dose mensile di 60.000 UI) suggerisce un possibile beneficio su alcuni eventi coronarici, ma non una riduzione certa dei MACE complessivi, quindi niente raccomandazione universale.
La meta-analisi di JAMA Cardiology (oltre 83.000 soggetti, 21 RCT) non rileva riduzioni di infarto, ictus o mortalità con la supplementazione; stesso esito per VITAL (≈25.000 persone, 2.000 UI/die). Messaggio chiave: per il cuore, la D non è una polizza assicurativa di per sé.
Perché i risultati sono discordanti rispetto agli studi osservazionali? Spesso chi ha vitamina D bassa ha anche più comorbidità e stili di vita sfavorevoli: correggere la D senza cambiare il resto difficilmente modifica gli esiti. Un beneficio è più plausibile in chi è realmente carente (effetto targeted), non in chi ha livelli adeguati.
Tre miti da sfatare
“Alta dose per tutti”: no. Dosi eccessive aumentano rischi (es. calcoli/calcificazioni). L’obiettivo è il range di sufficienza, non il massimo.
“La D sostituisce dieta e sport”: falso. Prevenzione cardiovascolare = alimentazione sana, attività fisica, stop fumo, gestione peso, pressione e lipidi; gli integratori sono al più un supporto.
“Serve solo alle ossa”: riduttivo; i VDR sono diffusi, ma i benefici cardiovascolari della supplementazione restano non dimostrati nella popolazione generale.
Quando misurare e chi integrare
Ha senso dosare la 25-OH-D se ci sono fattori di rischio: >65 anni, poca luce, obesità, malassorbimento, farmaci (es. glucocorticoidi/antiepilettici), osteoporosi, diabete 2, ipertensione, malattie infiammatorie croniche. Integrare è indicato con valori <20 ng/mL, in gravidanza, anziani, regimi restrittivi, malassorbimento o sintomi compatibili.
Forme, dosi, modalità
• D3 (colecalciferolo): la più usata;
• Calcifediolo: già idrossilata, utile se l’assorbimento è critico.
Assumi con grassi per aumentare l’assorbimento. Riferimenti internazionali: 600–800 UI/die negli adulti; negli over 70 spesso ≥800 UI/die. In caso di deficit, si usano dosi maggiori per periodi limitati con monitoraggio medico.
Sinergie possibili
• K2: favorisce il corretto “indirizzo” del calcio.
• Calcio: per ossa (soprattutto in menopausa).
• Magnesio: cofattore dell’attivazione della D. Pianifica combo e durata con il medico.
Take-home: la vitamina D resta importante, ma per il cuore non è la bacchetta magica. Diagnosi della carenza, dosaggi appropriati, monitoraggio e stile di vita rimangono la via più efficace per la salute cardiovascolare.