Abruzzo Engineering concorrente sleale che piace a destra e sinistra

23 Settembre 2010   14:42  

L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, in un parere inviato nel 2008 ai presidenti delle Camere, al premier, ai ministri Scajola e Fitto e ai rappresentanti di Regione Abruzzo e Provincia dell'Aquila, definiva “anomale” alcune modalità con le quali la Regione Abruzzo aveva provveduto all’affidamento alla Abruzzo Engineering di alcuni servizi sul territorio.

Si tratta degli arcinoti lavori relativi alla sicurezza ambientale e territoriale, alla protezione civile, alla gestione e manutenzione di una rete telematica a banda larga nei Comuni.

Sono passati due anni dalla segnalazione dell'Antitrust (clicca qui per leggerla integralmente), sono cambiati i vertici politici ma Abruzzo Engineering è ancora lì, nessuno l'ha sciolta anzi, continua ad essere al centro degli interessi di molti e di vicende giudiziarie che hanno coinvolto e coinvolgono esponenti di centrodestra e di centrosinistra.
Il parere firmato dal presidente Catricalà nel 2008 riaffiora oggi, come riportato da Abruzzo24ore.tv, con la Corte dei Conti che avrebbe “costituito in mora” l’ex Giunta del Turco e due dirigenti della Regione per la commessa da 53 milioni di euro per la realizzazione della banda larga.

E gli ordini professionali e le associazioni di categoria tornano all'attacco contro quello che viene da più parti definito un mostro mangiasoldi e inquinamercato. Già, perchè quelli gestiti da Abruzzo Engineering sono fondi pubblici, che con la modalità cosiddetta “in house” - una compartecipazione pubblico-privata nella quale il pubblico possiede la maggioranza del capitale – vengono gestiti come se fossero privati.

“Siamo stati i primi a porre il problema della distorsione del mercato” dice Cesare Zippilli, presidente regionale della Sezione Servizi Innovativi di Confindustria Abruzzo. Una posizione, effettivamente, avvalorata dal parere dell'Autorità Garante che “avendo ripetutamente constatato l’esistenza di una grande varietà di fattispecie di affidamento diretto all’interno del settore dei servizi pubblici locali aventi rilevanza economica, impropriamente ricondotte dai soggetti interessati all’affidamento in house” aveva ribadito “l’esigenza di un uso corretto e circoscritto dell’istituto dell’affidamento in house”. E di un uso non propriamente corretto si tratterebbe se – come sospettato da magistratura e Antitrust – non si fossero rispettati i rigidi parametri richiesti per utilizzare lo strumento dell'affidamento diretto.

Nel caso di Abruzzo Engineering, di cui fa parte la privata Selex del gruppo Finmeccanica – ammonisce l'Antitrust – “la presenza di soggetti non pubblici nel capitale sociale, fa dubitare della sussistenza delle condizioni di legittimità dell’affidamento secondo le modalità in house”. L'aggravante, per Abruzzo Engineering, è rappresentata dal fatto – e l'Autorità lo ricorda nella sua segnalazioni – che il subentro nel capitale del socio privato Selex-Finmeccanica non è avvenuto, come sarebbe dovuto essere, attraverso procedura concorsuale.

Per Zippilli l'istituo dell'in house, creato dalla giurisprudenza comunitaria sul finire degli anni Novanta, “è un modo per evitare le gare d'appalto”. “Confindustria – ricorda – sta facendo una battaglia contro l'utilizzo di questo strumento perchè non è accettabile che risorse pubbliche che andrebbero messe sul mercato vengono gestite in questo modo”.
“Per tutelare le società dei servizi innovativi che fanno riferimento al comparto Itc, anche alla luce di quanto torna a galla oggi con le inchieste, riteniamo che la Regione debba superare la fase di Abruzzo Engineering, magari sciogliendola”.

Certo, non si possono lasciare a casa i circa duecento dipendenti della società, ma “se tutti i soldi che la Regione ha speso per i 200 stipendi li avesse immessi sul mercato, sono certo che di posti di lavoro se ne sarebbero creati anche di più di duecento” aggiunge.


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