Abruzzo in crisi per la mobilità sanitaria: debiti per oltre 100 milioni di euro

13 Febbraio 2025   16:49  

L’Abruzzo segna un saldo negativo di 104,1 milioni di euro nella mobilità sanitaria, un dato preoccupante che colloca la regione tra le più colpite d’Italia.

L’Abruzzo si trova a dover affrontare una delle situazioni finanziarie più difficili in Italia per quanto riguarda la mobilità sanitaria interregionale, registrando un saldo negativo di ben 104,1 milioni di euro. Questo dato emerge dal recente Report della Fondazione Gimbe, che ha analizzato i flussi di pazienti e risorse tra le regioni italiane nel 2022. La regione, infatti, rientra tra quelle con il debito sanitario maggiore a livello nazionale, accanto a Lazio (193,4 milioni), Puglia (230,2 milioni), Sicilia (241,8 milioni), Calabria (304,8 milioni) e Campania (308,4 milioni).

Il report si basa su dati economici aggregati, provenienti da fonti ufficiali, tra cui il Riparto 2024, che ha permesso di esaminare il flusso di mobilità attiva e passiva e le relative differenze tra le regioni. Inoltre, sono stati utilizzati i Modelli M inviati dalle Regioni al Ministero della Salute, così come i dati dell’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (Agenas) per un’analisi più approfondita su ricoveri e prestazioni ambulatoriali.

Dall’analisi emerge che l’Abruzzo è al dodicesimo posto per quanto riguarda i crediti per mobilità attiva, con un saldo che rientra nella fascia tra 0-200 milioni di euro. Analogamente, la regione occupa la stessa posizione per quanto riguarda i debiti legati alla mobilità passiva, con un importo che supera i 200 milioni di euro. È interessante notare che il 43,9% della mobilità sanitaria in Abruzzo è gestito da strutture private accreditate, un dato che risulta inferiore alla media nazionale pari al 54,4%.

A livello nazionale, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto rappresentano i principali beneficiari della mobilità sanitaria, congiuntamente accumulando il 94,1% del saldo attivo, ovvero la differenza tra le risorse derivanti dall’assistenza a pazienti provenienti da altre regioni e quelle che hanno dovuto pagare per i propri cittadini curati altrove. Al contrario, a subire il peso maggiore del saldo passivo sono proprio regioni come Abruzzo, Calabria, Campania, Sicilia, Lazio e Puglia, che insieme assorbono ben il 78,8% del saldo negativo complessivo.

Il 2022 ha segnato un record negativo per la mobilità sanitaria interregionale, con un totale di 5,04 miliardi di euro, segnando un incremento del 18,6% rispetto all’anno precedente (4,25 miliardi). Questo crescente disavanzo evidenzia un sempre più accentuato squilibrio tra le regioni del Nord e del Sud Italia, con il flusso di pazienti e risorse economiche che si sposta principalmente dal Mezzogiorno verso il Centro-Nord. Tale disuguaglianza è divenuta ormai un fenomeno strutturale che riflette le difficoltà delle regioni meridionali nel garantire un adeguato accesso alle cure e nella gestione delle risorse economiche destinate alla sanità.

Nel panorama complessivo, l’Abruzzo e le altre regioni meridionali si trovano a fronteggiare gravi difficoltà nella gestione delle risorse destinate alla salute pubblica, un problema che, se non affrontato con urgenza, rischia di portare a un ulteriore peggioramento della sostenibilità del sistema sanitario nazionale.


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