Grandi Rischi, Difesa Attacca PM, "Fatti Deformati Da Picuti"

24 Ottobre 2014   11:55  

 "I fatti sono stati deformati e inseriti in una forma che non gli apparteneva. Per una teoria della rappresentanza sociale sono stati formulati i capi di imputazione deformando i fatti".

Lo ha detto stamani l'avvocato Roberto Petrelli, legale di fiducia di Franco Barberi, in apertura della quarta udienza del processo d'Appello all'Aquila alla commissione Grandi rischi, condannata in primo grado, due anni fa, con le accuse di omicidio colposo e lesioni colpose per aver rassicurato gli aquilani a restare nelle proprie abitazioni, cinque giorni prima dell'evento catastrofico, costata la vita a 309 persone.

Rimarcando un presunto vuoto del castello accusatorio, Petrelli ha evidenziato come "il pm (Fabio Picuti) non ha chiesto al suo consulente antropologico Antonello Ciccozzi di definire le modalità attraverso le quali per avventura la teoria avrebbe potuto dar conto di determinati meccanismi sociali, ma al contrario nel suo incarico di consulenza ha chiesto se le condotte abbiano potuto produrre gli eventi".

Parlando della convocazione dei sette membri della Commissione Grandi Rischi, Petrelli ha evidenziato come il numero dei componenti non raggiungeva quello legale previsto.

In particolare l'esigenza della convocazione era sorta a seguito della diffusione di un comunicato stampa della Protezione civile regionale dal contenuto imprudentemente rassicurante.

Per Petrelli se la Grandi Rischi fu convocata all'Aquila "per fornire ai cittadini abruzzesi le informazioni sullo sciame sismico, la responsabilità primaria è di chi convocò quella riunione, la Protezione civile".

Secondo il legale di Barberi, "alcun compito di informare la popolazione aquilana gravava sui singoli esperti. La comunicazione incombeva sui partecipanti esterni alla riunione e cioe' su quei soggetti che rappresentavano la Protezione civile a livello centrale (professor De Bernardinis, sindaco Cialente, assessore Stati), indicati espressamente nel verbale della seduta come persone presenti per il Dipartimento".

Secondo il legale gli scienziati convocati fornirono al Dipartimento un'analisi circa l'evoluzione del fenomeno in atto ma il compito di individuare misure di protezione da calibrare sulla situazione rappresentata non poteva che spettare all'organo destinatario dell'informazione scientifica o comunque al sindaco, soggetti deputati alla gestione del rischio e dell'emergenza.

Petrelli ha ribadito in aula come la Commissione Grandi rischi aveva ed ha un solo obbligo d'informazione, verso il Dipartimento avente contenuto tecnico scientifico. Sempre secondo Petrelli, il professor Barberi ad inizio seduta, pose interrogativi agli scienziati sul significato da dare, alla luce delle pregresse esperienze, al fenomeno in corso e durante la discussione, affermò con chiarezza che non era possibile prevedere se avrebbe avuto luogo o meno, una forte scossa, che la sequenza sismica non era un precursore di un grande evento e che tuttavia in una zona sismogenetica come quella dell'aquilano, prima o poi una forte scossa vi sarebbe stata. 

Sempre secondo la ricostruzione fatta in aula da Petrelli, le valutazioni operate dagli esperti presenti alla riunione, in definitiva, "non furono ne' inefficaci, ne' approssimative, ne' generiche, ove riportate al patrimonio di conoscenze tecnico-scientifiche a disposizione degli imputati al momento del fatto e sarebbe impossibile quantificare il presunto rimprovero mosso agli scienziati, in un contesto generale di approssimazione delle conoscenze e di contraddittorieta' delle valutazioni di coloro che si occupano ex professo di sismologia.

Il fatto che le televisioni e piu' in generale i mass media fornirono - contrariamente a quanto riferito in sentenza - indicazioni distorte, offrendo agli utenti notizie non corrispondenti al tenore delle affermazioni fatte nel corso della riunione non puo', all'evidenza, ritorcersi contro gli imputati, atteso che essi non avevano alcun mezzo per governare gli sviluppi mediatici successivi alla seduta".

Del tutto arbitrario sempre secondo il legale difensore di Barberi, sarebbe poi l'assunto del giudice secondo il quale ai partecipanti alla riunione andrebbe imputato anche il contenuto dell'intervista rilasciata dal professor De Bernardinis prima dello svolgimento della stessa, intervista alla quale hanno fatto riferimento numerosi testi indicandola quale fonte dell'effetto rassicurante.

Secondo Petrelli, il dato cronologico, la separazione dell'organo che convoco' la riunione rispetto all'organo consultivo, l'assenza di ogni prova circa un preordinato accordo sui contenuti dell'intervista e la differenza sostanziale degli stessi rispetto ai concetti espressi nel corso della seduta (valutazioni circa 'lo scarico di energia' ndr), impedirebbero di ritenere detta intervista come il "manifesto", ovvero l' "anticipazione" dei contenuti e delle conclusioni della riunione.

 Nel corso della sua arringa, l'avvocato Petrelli, ha evidenziato come nell'atto di gravame si critica severamente il percorso metodologico seguito dal giudice di prime cure, il quale, dopo aver ripetutamente ribadito la natura del tutto normativa del giudizio sulla colpa, si sarebbe poi clamorosamente contraddetto, dedicando ampi capitoli della sentenza alla valutazione delle posizioni scientifiche circa la possibilita', o meno, di prevedere i terremoti e all'analisi della validia' e dell'efficacia quali strumenti di previsione degli studi relativi ai cosiddetti precursori cosi' dimostrando l'ineluttabilita' di parametrare le condotte tenute dagli scienziati allo standard delle conoscenze scientifiche condivise.

E a tale riguardo la difesa (avvocato Roberto Petrelli) ha ribadito come tutte le affermazioni riportate all'interno del capo di imputazione (tra le quali non ve ne e' una estrapolata dal contenuto dell'intervista rilasciata dal professor Barberi) siano da ritenere immuni da qualsivoglia possibile rimprovero e come le dichiarazioni del professor De Bernardinis non siano riferibili agli esperti e all'appellante.

Per Petrelli la dichiarazioni di Barberi 'qualunque previsione non ha fondamento scientifico, non vi e' nessun motivo per cui si possa dire che una sequenza di scosse di bassa magnitudo possa essere considerata precursore di un forte evento', non sarebbe passibile di censura, ne' dimostrerebbe alcuna antinomia logica, ove si consideri che la prima risposta fu fornita alla specifica domanda rivolta alla Stati (Daniela, ex assessore regionale con delega alla Protezione civile ndr) circa la possibilita' di prevedere i terremoti mediante strumentazione di rilevazione del gas radon.

Per la difesa le emergenze del verbale della riunione non sarebbero affatto in contrasto con la lettereratura scientifica relativa a fenomeni precursori, non emergendo dagli atti alcuna prova certa di una relazione tra la scossa delle 3.32 del 6 aprile 2009 e lo sciame sismico che la precede'.

La Commissione allo stato delle conoscenze del marzo 2009, non avrebbe potuto formulare previsioni probabilistiche differenti da quelle elaborate sulla base del materiale raccolto dall'Ingv e posto a disposizione degli 

Per Petrelli il Tribunale avrebbe dovuto dimostrare, sulla scorta degli elementi scientifici certi e inconfutabili che quanto affermato in sede di riunione non fu conforme a quanto sostenuto dalla scienza ufficiale. Avrebbe dovuto chiarire, il primo giudice, la condotta che i membri della Commissione avrebbero dovuto adottare per andare esenti da ogni rimprovero e per evitare il realizzarsi dell'evento, e avrebbe dovuto dimostrare, cio' che non ha fatto, che eliminare le valutazioni espresse dagli scienziati, la catena causale non si sarebbe innescata o non avrebbe condotto agli eventi poi verificatisi.

Appunto poi da parte della difesa al Tribunale per aver omesso di operare le dovute e necessarie valutazioni ai fini del controllo di attendibilita' delle fonti, nonostante le numerose e ripetute contraddizioni, puntualmente evidenziate in sede di controesame nelle quali i dichiaranti sarebbero incorsi.

Per Petrelli, su questo aspetto, l'indagine valutativa avrebbe dovuto essere particolarmente pregnante, proprio perche' il teste non era chiamato a riferire circostanze da lui direttamente percepite, ma elementi necessari per ricostruire le scelte motivazionali di coloro che decisero di rimanere in casa la notte del terremoto e dunque di altri soggetti.

E cio' in un contesto particolarmente complesso costituito dai meccanismi psicologici che presiedono le decisioni di ciascuna persona e dal modo di atteggiarsi dell'uomo rispetto ai messaggi provenienti dai mass media. In assenza di ogni seria indagine - ha evidenziato l'avvocato - di tale tipo, sarebbe arbitrario ritenere che le decisioni della Commissione ebbero a modificare le prescrizioni precauzionali sedimentate a livello di cultura popolare e a eliminare le attitudini di prudenza adottate da tempo immemore. 
   

Secondo la difesa, alcun rilievo potrebbe conferirsi al cosiddetto "Studio Barberi" circa la vulnerabilita' del patrimonio immobiliare aquilano, perche' trattasi di studio assai remoto (1999) e soprattutto esso riguadava i soli edifici pubblici.

L'avvocato ha concluso chiedendo per il proprio assistito l'assoluzione. 


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