Il businees della sanità in Abruzzo tra industrie e farmacie

La celiachia e le altre intolleranze

28 Settembre 2010   16:17  

Torniamo a parlare di intolleranze alimentari, cercando di analizzare, in questo caso, il business e la gigantesca quantità di denaro pubblico che ne viene fagocitata.

In Italia ci sono all'incirca 100mila celiaci diagnosticati, ma se ne stimano almeno 6/7 volte di più se analizziamo i probabili che ancora non sono stati diagnosticati e che non sanno di esserlo.

Si aggiunga a questo la nuova ricerca americana di recente pubblicazione che stabilisce che celiaci non si nasce ma si diventa e in questi ultimi 15 anni ne è cresciuta la percentuale del 100%. Si sono venuti a scoprire, quindi, celiaci un numero sempre maggiore di persone già adulte fino ai 60 anni d'età.

La ricerca americana da la colpa alle "farine ad alto rendimento" sempre più utilizzate che contengono "glutine tossico" cioè più difficilmente assimilabile e che quindi degenera più facilmente nell'intolleranza.

Questo problema ha da subito scaturito un interesse particolare nell'industria farmaceutica che da anni cerca di trovare una soluzione farmacologica all'intolleranza, per il momento l'unica strada è eliminare il glutine e seguire una dieta speciale fatta di alimenti privi della lipoproteina in oggetto.

Sono nati moltissimi cibi e alimenti che si comprano in farmacia e da qualche anno anche in moltissimi supermercati, il Ministero della Salute ha riconosciuto l'intolleranza fornendo ai diagnosticati e solo a quelli uno speciale buono in convenzione da spendere nelle farmacie.

Proprio per quello ogni tanto ci capita di incontrare gente che esce con bustoni di pasta, pizza, surgelati, gelati, biscotti, etc.. dalla farmacia dietro l'angolo.

Eccolo il business che molti stanno cavalcando, facendo due rapidissimi conti ci accorgiamo che con 100mila celiaci e una media di buono d'acquisto ministeriale di 100 euro il giro d'affari è di 10 milioni di euro al mese di soldi pubblici sicuri.

Si capirà bene come in tempo di crisi una spesa mensile su tali prodotti minima di questa portata fa gola.

La spesa ribadiamolo è sicura, i 10 milioni verranno sicuramente spesi ogni mese, non ci potranno essere sorprese se non in una spesa maggiore dovuta ad un grave problema per molti che vi andiamo a spiegare.

Il buono ministeriale non è uguale per tutti, si basa sul fabisogno calorico del singolo individuo donandoci 3 fasce di contributo: per gli uomini sono all'incirca 137 euro/mese, poco meno di 100 euro/mese per le donne e una 70ina di euro/mese per i bambini.

Cifre con le quali dover comprare per un mese, pasta, farine, pane, biscotti, prodotti surgelati etc.

Cifre con le quali spesso "non si rientra", mi sono trovato più volte di fronte al farmacista che mi diceva: "se non lo spende tutto il buono lo possiamo utilizzare per un bambino che non ce la fa ad arrivare a fine mese?", oppure "per una signora incinta costretta ad una dieta ipercalorica?"

Il contributo non prevede di soddisfare il bisogno mensile completo del celiaco, ma è un contributo.

Bisogna, però, valutare attentamente il costo dei prodotti per celiaci, mediamente il doppio o il triplo, in alcuni casi anche di più dell'equivalente "normale".

Attenzione parliamo non di prodotti biologici, particolarmente curati, ma solo privi di glutine.

Un esempio paghereste voi 125 gr. di pollo panato surgelato 8,91 euro? Oppure una confezione di spaghetti da 500 gr 5,90 euro? La pastina per il neonato? 250 gr 3,40 euro.

Passando per 150gr di biscotti semplici 4,62 euro, crackers 6x35 gr 4 euro, salatini 250 gr 6,50 euro, mozzarella panata surgelata 200 gr 8,30 euro.

Prezzi altissimi per mangiare ogni giorno, prezzi spesso ingiustificati.

La filiera del guadagno passa dall'industria che produce, alla farmacia che vende e finisce sulle tasche del contribuente in primis e poi del celiaco che ogni santo mese è costretto ad integrare il buono con soldi propri, a questi prezzi.

Tutti ci guadagnano, nessuno giustifica i prezzi, bocche sempre cucite in uno di quelli che è il classico "pastrocchio" all'italiana.

Perchè siamo in grado di dirlo?

Andate in un supermercato, Carrefour, Coop, GS ed altri che marchiano anche propri prodotti senza glutine e confrontate le stesse tipologie di prodotto, troverete che i prezzi sono molto dissimili da quelli delle farmacie (a vantaggio della grande distribuzione). Questi ultimi, però, non essendo convenzionati non accettano il buono ministeriale e quindi non intralciano la filiera.

120 milioni di euro di mercato annui minimi, chiunque si butterebbe nel business, ma che lo facesse almeno a prezzi di mercato!

 

 


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