Ricostruzione, polemica Ance - Curia. Dall'Arcivescovado:" Appalti in regola"

Il bando per San Massimo intanto è scaduto

05 Giugno 2013   10:04  

Una guerra sulla ricostruzione che va a ricomporsi. Nei giorni scorsi il presidente provinciale dell’Ance Gianni Frattale, ha sollevato le sue perplessità sulla condotta della Curia in merito alla ricostruzione della Cattedrale di San Massimo.

A far nascere la polemica l’avviso pubblico per la preselezione dell’azienda a cui il Consorzio Sant’Emidio affiderà i lavori di ristrutturazione del centralissimo aggregato di piazza Duomo, che comprende l’Arcivescovado e la cattedrale di San Massimo. Un appalto da 45 milioni. Il bando è stato pubblicato sul quotidiano economico Il Sole 24 ore. Secondo Frattale dal quel bando sarebbero escluse le imprese locali, mentre si aprirebbe a due tre imprese in tutto.

Frattale ha espresso i suoi dubbi in una lettera inviata all’arcivescovo Giuseppe Molinari a fine maggio, con una richiesta netta, la modifica dei termini della preselezione. A capo del consorzio Sant'Emidio c'è il presidente Augusto Ippoliti, punto di riferimento della commissione consultiva che affianca l’ufficio ricostruzione della Curia, guidato da don Alessandro Benzi.

“Illustrissimo monsignore - scrive Frattale - è certamente nota la situazione di sofferenza di molte imprese edili locali che, oltre ad aver subìto i danni del sisma, non riescono ad accedere al mercato della ricostruzione, conteso da grandi marchi dell’edilizia, quasi sempre di fuori regione, che sempre più spesso finiscono sulle cronache per insolvenze e fallimenti ai danni dei terremotati. Ricordiamo che gli imprenditori locali creano lavoro e indotto sul territorio e sono da sempre uno dei principali motori dello sviluppo. Con tali motivazioni, l’Ance dell’Aquila chiede formalmente una modifica dell’avviso di prequalificazione del Consorzio Sant’Emidio. Il bando in questione, per le caratteristiche fortemente restrittive a cui fa richiamo, esclude di fatto le imprese dell’intera regione”.

L’Ance sollecita un intervento di Molinari nei confronti dei responsabili del consorzio. “Un intervento – prosegue Frattale- finalizzato al ritiro dell’avviso e alla riformulazione dello stesso con canoni meno ostruzionistici. Chiediamo, inoltre, di conoscere quali siano i programmi edilizi della Curia per i prossimi mesi e quali le assegnazioni di lavori in corso. Alle imprese aquilane va data almeno la possibilità di partecipare agli appalti: la Curia non può escluderle a priori- spiega Frattale che conclude- Se non verrà fatta chiarezza siamo pronti a investire della questione gli alti vertici ecclesiastici”.

La Curia, dopo aver preso del tempo, durante il quale ha preferito non rispondere, ha invece scelto di dire la sua con una nota ufficiale, a firma dell’Ufficio comunicazioni sociali. Nel frattempo, però, sono scaduti i termini della preselezione per l’aggregato di Sant’Emidio, il cui bando è stato pubblicato solo su Il Sole 24 ore, scelta anche questa, contestata dai construttori.

“Qualche giorno fa – recita il comunicato ufficiale della Curia- è giunta una missiva del presidente provinciale dell’Ance Gianni Frattale, con la quale si chiedeva un intervento dell’arcivescovo dell’Aquila, monsignor Giuseppe Molinari, in modo che il consorzio Sant’Emidio rivedesse alcuni punti del bando pubblicato, al fine di consentire la partecipazione alla gara a imprese prive dei requisiti richiesti. Interessati anche direttamente dall’Ance con altra missiva, il presidente del Consorzio, Augusto Ippoliti, e il responsabile dei lavori, l’ingegner Masci, hanno spiegato che il testo del bando è stato redatto considerando la particolare tipologia di lavori da eseguirsi, nonché le qualità tecniche e finanziarie che l’aggiudicatario deve possedere a garanzia dell’esatta esecuzione delle opere”.

La Curia ricorda che “la gara è stata bandita per permettere, nella massima trasparenza, a imprese sia italiane che europee di parteciparvi: la selezione diretta senza prequalifica, pur consentita dalla legge e modus operandi normale dei vari consorzi obbligatori, non è stata reputata garanzia sufficiente in ragione degli importi in gioco, nonché della provenienza dei fondi pubblici. La peculiare importanza, non solo da un punto di vista artistico, ma religioso e sociale, che la ricostruzione degli immobili ricadenti nell’aggregato edilizio di piazza Duomo rappresenta, richiede infatti una più che mai attenta scelta dell’operatore economico aggiudicatario: le procedure d’individuazione devono, quindi, essere trasparenti e rigorose”


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