Rimpasti d'autunno e gli aquilani in cammino tra le macerie

19 Novembre 2010   14:07  

Autunno di trame e passioni a palazzo dell'Emiciclo. Un palazzo attraversato da crepe, quelle reali e materiche lasciate da un terremoto devastante, ma anche quelle meno visibili causate dalle scosse telluriche con epicentro Roma e la politica nazionale. Le elezioni anticipate infatti a differenza dei
terremoti, non sono così imprevedibili, e nei fortilizi del potere regionale già si serrano le fila, si tramano alleanze, si paventano tradimenti, di affilano le spade.

Tutt'intorno c'è una regione in forte difficoltà, in un paese che non se la passa certo meglio. C'è un capoluogo e un ampio territorio devastato e in ginocchio tutto da ricostruire, c'è una sanità da risanare da mali atavici. Ci sono fabbriche che chiudono, precari dell'ente sul piede di guerra, tanti ,
troppi giovani senza lavoro, le file alla mense della Caritas che si fanno sempre più lunghe. Ci sono riforme epocali da portare avanti, nel settore dei trasporti, nella pubblica amministrazione, nel ciclo idrico e in quello dei rifiuti.

La maggioranza qualche significativo passo in avanti nel suo programma di governo, votato dai cittadini, lo ha compiuto, e bisogna dargliene atto, ma a tenere banco ora sono bene altri temi. Come il rimpasto di giunta, tradizionalissimo e immancabile piatto forte della politica regionale che di solito viene servito a metà legislatura.

Reso necessario questa volta non solo dagli equilibri instabili e dagli appetiti divergenti delle forze di maggioranza, ma anche dalle inchieste giudiziarie che hanno azzoppato le poltrone di ben due assessori regionali. Daniela Stati, che uscita dal Pdl sbattendo al porta, e Venturoni, che invece non può rientrare a Palazzo Silone perché c'è un obbligo di dimora che glielo impedisce.

Il presidente Chiodi ha risolto il problema avocando a sé le importanti deleghe ai rifiuti, alla sanità alla Protezione civile, che si aggiungono al suo ruolo per nulla facile di commissario alla sanità e
alla ricostruzione post-sismica. Le sempre informatissime voci di corridoio rivelano che il presidente commissario voglia prendere tempo, e contestualmente congelare il rimpasto, visto che un ingrediente da aggiungere sarà anche quello delle candidature in parlamento, e c'è poi la necessità di ridisegnare i cangianti equilibri interni alla sua maggioranza, dove pesano e molto anche i localismi, e le appartenenze territoriali degli eletti.

Il suo fantuttismo fa però imbestialire le opposizioni che argomentano: così l'assemblea regionale
è tagliata fuori da tutti i temi che contano e da cui dipende il presente e il futuro della regione, qui ad essere commissariata – aggiungono - e la democrazia''. Ma anche nella maggioranza il ''ghe pensi mi'' di Gianni Chiodi crea qualche malumore e non solo tra chi ambisce ad un ingresso in giunta, ma anche da parte di chi vorrebbe esercitare con pieni poteri e prerogative la sua funzione da legislatore.

E poi ad agitare le acque c'è Futuro e Libertà. Il finiano della prima ora Nasuti promette: dopo Daniela Stati verranno con noi altri due consiglieri. Rassicurando subito dopo: resteremo fedeli al programma di governo, e dunque per ora non faremo scherzi al presidente Chiodi. Non sfugge però che con una convergenza in consiglio dei voti di Fli, centrosinistra ed Udc, il Pdl potrebbe addirittura andare in minoranza, e che Futuro e libertà e l'Udc potrebbero sempre di più diventare ago della bilancia.

Ma se il centro destra si disarticola, il centrosinistra non è certo per compattezza paragonabile ad una falange macedone. Partito democratico e Italia dei valori sono forze quasi di pari peso in consiglio, e questo pone problemi di leadership, le candidature alle politiche e anche per il comune dell'Aquila - visto che qualcuno già dà il sindaco Cialente a fine corsa - sparigliano ancor più le carte, e non è nemmeno previsto l'avvento di un papa straniero a serrar le fila dei devoti riconciati.

Fuori e intorno al palazzo, lungo le strade dell'Aquila domani migliaia di persone, provenienti anche da tutta Italia, sfileranno per riportare l'attenzione del Paese sulla ricostruzione e il pst-sisma abruzzese con tutti suoi problemi e nodi irrisolti.

Per qualcuno, nonostante lo sventolio delle sole bandiere nero-verdi, sarà una manifestazione contro il governo, di chiara matrice di sinistra. Ad essa però aderiscono anche tutte le forze sociali e produttive della città in ginocchio, e domani in corteo ci saranno fianco a fianco artigiani e banchieri, imprenditori e operai, studenti e pensionati. I terremotati a testa alta, prima di tutto.

Molto è stato fatto, molto resta da fare nel cratere sismico. Domani e nei prossimi anni la ricostruzione sarà il banco di prova della serietà ed capacità di un intera classe dirigente, il principale terreno di confronto politico in Abruzzo, dove a contare saranno i fatti e i risultati, non le chiacchiere talvolta al vento e le promesse da campagna elettorale.

Filippo Tronca




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