Secondo le indagini degli inquirenti, c'é la mano di Roberto Di Santo, il 57enne originario di Roccamontepiano latitante da martedì 8 gennaio dopo aver tentato, la sera precedente, di commettere una strage a Villanova di Cepagatti ai danni dei vicini di casa della sorella, dietro l'attentato incendario della scorsa sera ai danni del Tribunale di Chieti.
Come in occasione dell'episodio di Villanova, Di Santo ha tentato di dare fuoco al portone del Palazzo di Giustizia dando alle fiamme un'auto, al cui interno la polizia ha rinvenuto due bombole di gas di medie dimensioni, fortunatamente non esplose.
Si sono registrati danni, oltre che al portone, anche ai portici antistanti.
La dott.ssa Patrizia Traversa, dirigente della Digos della Questura di Chieti, ha ricostruito più in dettaglio le prime conclusioni cui hanno portato sinora le indagini: "L'autovettura utilizzata per compiere l'attentato é una Toyota Starlet, che risulta intestata alla sorella di Di Santo.
Il soggetto avrebbe compiuto il gesto in quanto avrebbe inteso in tal modo colpire la giustizia italiana, che lui ritiene essere stata ingiusta nei sui confronti. Alla base di tale rancore sembrano esserci questioni di carattere civilistico, nello specifico le incomprensioni con i vicini di casa della sorella, presso la quale si trovava per lavori di verniciatura dell'abitazione.
Incomprensioni da cui é scaturito poi il tentativo di vendetta della note tra il 7 e l'8 gennaio.
A quanto risulta, Di Santo per spostarsi utilizza un camper bianco, cedutogli da un altro soggetto tramite scrittura privata, che per lui, a quanto ne sappiamo al momento, funge anche da abitazione".
Le ricerche dell'uomo sono ancora in corso, le indagini sono coordinate dal Comando Provinciale dei Carabinieri di Pescara.
(l.c.)
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