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Egregio Signor Presidente,
Ecc. mo Signor Presidente della Repubblica GIORGIO NAPOLITANO
Lo scorso anno mi permisi di scriverLe affinché, attraverso un Suo alto intervento, intercedesse perché non venisse trasferito il Dott. Fabrizio Magani, Direttore Regionale MIBAC in Abruzzo ad altra sede. In quell'appello Le spiegavo del ruolo insostituibile e delicatissimo che il Dott. Magani stava e sta esercitando nel difficilissimo compito di ricostruire uno dei più grandi patrimoni storici e monumentali d'Italia: L'Aquila.
Grazie al Suo intervento il Dott. Magani ha continuato il suo prezioso lavoro, reso ancora più gravoso dal fatto che il Comune dell'Aquila ha deciso che gli interventi più importanti e complessi vengano affidati, da un lato alla Direzione Regionale del MIBAC, dall'altro al Provveditorato Interregionale delle Opere Pubbliche.
Ciò a riprova dell'interesse che la classe dirigente aquilana ha di raggiungere gli obiettivi con la massima efficienza, efficacia e trasparenza.
Signor Presidente, la ricostruzione dell'Aquila è una delle prove più pesanti, difficili e complesse poste dinanzi alle forze del Paese, che dovrebbero essere tutte coinvolte e consapevoli: Governo, Parlamento, articolazioni ministeriali, Enti ed Istituzioni locali. Di fronte alla più grande tragedia degli ultimi 100 anni, il Paese dovrebbe capire che, prioritariamente, solo la creazione di una squadra compatta, affiatata e collaudata può raggiungere l'obiettivo.
Alcuni mesi fa, a mio avviso inspiegabilmente, è stato rimosso il Provveditore alle Opere Pubbliche, Ing. Donato Carlea, oggi viene rimosso Fabrizio Magani.
Parlo di rimozioni perché, come Ella saprà, il Dott. Magani viene retrocesso a Vice Direttore Vicario per Pompei (anche con netta riduzione di stipendio). Il Ministro Bray si è giustificato affermando che ha bisogno di una persona di valore, rassicurandomi che all'Aquila verrà inviato un dirigente di pari capacità.
Non riesco a capire il motivo per il quale, a parità di capacità, debba andare via colui che sta coordinando alcuni dei più complessi interventi della storia del Paese degli ultimi decenni.
Penso alla Basilica di Santa Maria di Collemaggio, alla Fortezza Spagnola, alla sfida della ricostruzione di tante Chiese pressoché distrutte, al grande dibattito culturale sulla rivalutazione di vincoli paesaggistici. Il Dott. Magani è, in questo momento, l'interlocutore.
Cambiare in corso d'opera sarà un'ulteriore battuta d'arresto, eguale a quello che, per cause che voglio definire fisiologiche perché legate all'inspiegabile cambio dei vertici, stiamo drammaticamente pagando sugli appalti ed i lavori curati dal Provveditore alle Opere Pubbliche a partire dal Tribunale i cui tempi di ricostruzione si stanno dilatando in modo inaccettabile. Ho proposto che il Dott. Magani resti in Abruzzo e, tutt'al più, possa curare l'avvio della nuova struttura di Pompei, ma il Ministro Bray non ne vuole sapere. Mi permetto qualche valutazione politica che vuole essere anche una denuncia di come il Governo sta affrontando la situazione aquilana.
Qui a L'Aquila siamo convinti che il Dott. Magani venga rimosso in quanto ostacolo ad un disegno che si è tentato e si sta tentando di inserire come norma di Legge, che vedrebbe la Curia, la più grande immobiliarista della città, diventare soggetto attuatore per la ricostruzione di tutti i suoi edifici, compresi i luoghi di culto. Lei comprende che, anche al fine di evitare ennesime polemiche politiche che coinvolgano questa martoriata città, noi abbiamo proposto di colloquiare con la Curia, la Sovrintendenza e l'Ufficio Speciale per la Ricostruzione, bloccando una scelta che, spinta da tanti interessi, non sarebbe comprensibile.
Noi abbiamo fondati sospetti che la rimozione del Dott. Magani sia un tassello di un disegno, non considerato pienamente nelle conseguenze, che potrebbe comportare, addirittura, che i fo ndi per la ricostruzione privata delle case andranno a ricostruire le Chiese.
Chi lo spiegherebbe all'Italia?
Altra considerazione politica è ormai l'abbandono totale dell'Aquila da parte del Governo. Non vi sono soldi per la ricostruzione pubblica. Sono finiti e non si prevedono nuovi finanziamenti. Ricostruzione Pubblica vuoi dire case dell'edilizia residenziale pubblica, le case popolari non riparate da quasi 5 anni, vuoi dire scuole, vuoi dire uffici. E' tutto fermo. Non vi sono soldi per la ricostruzione privata che si bloccherà nei primi mesi del 2014. I 100 milioni che ottenemmo per il rilancio economico e produttivo sono fermi da oltre un anno per le lungaggini burocratiche e i cavilli dei dirigenti ministeriali. Il Ministro Trigilia che dovrebbe seguire le problematiche relative alla ricostruzione dei centri del cratere sismico è completamente assente. Signor Presidente, la città è allo stremo. Quest'anno Lei si è indignato per il mio gesto di rimuovere il tricolore. Se non lo avessi fatto non avrei ottenuto quel miliardo e duecento milioni per l'intero cratere, che ci ha permesso di andare avanti sino ad oggi. Ciò è quanto mi ha detto il Presidente del Consiglio Letta. Ma io lo sapevo! lo, noi, non sappiamo più come andare avanti in questa disperata situazione. Molti di noi, impegnati nell'amministrare questa città, vengono da una cultura politica che, del senso delle Istituzioni, dell'etica della Responsabilità e dell'impegno sociale per i risultati da conquistare, anche con sacrificio personale, hanno fatto una scelta di vita, una scelta etica. Ma proprio a Lei, che nei mesi scorsi, del sacrificio personale, in nome di questi valori, ha dato dimostrazione accettando la rielezione, rimettiamo una riflessione: questo impegno così gravoso che ci vede ormai così soli ed abbandonati a rappresentare le Istituzioni che a L'Aquila non ci sono più, ha ancora un senso o diventa un comportamento quasi omertoso?
Non sarebbe più giusto riconsegnare il nostro ruolo nelle mani del Prefetto e far venire per un anno qui lo Stato che forse così prenderà finalmente coscienza di cosa è, oggi, una città che non c'è più? Uno Stato che finalmente si renda conto della disperazione di questi italiani abbandonati e che affronti in prima persona le proprie responsabilità senza più il ruolo di "cuscinetti" che noi stiamo subendo. Signor Presidente, non è uno sfogo, è una riflessione politica che siamo oggi costretti a condurre e stiamo valutando. Siamo senza parole. Se l'Italia ha due emergenze, Pompei e L'Aquila, perché privilegiare Pompei a discapito dell'Aquila? Pompei è un nostro simbolo, ma i suoi abitanti sono calchi di lava! Qui ci sono, forse pochi, italiani in carne ed ossa che vorrebbero ritrovare la speranza. Con i più deferenti saluti, unitamente sincera e immutata, colgo l'occasione per Natalizie.
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